A una svolta le indagini sulla morte di Maradona «Diego poteva salvarsi». La perizia accusa i medici

Farmaci sbagliati, casa inadatta  per la degenza: da neurochirurgo  e psichiatra «gravi negligenze»

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Non è necessario aspettare il 3 maggio, giorno in cui saranno resi noti ufficialmente i risultati della Consulta medica incaricata della perizia sul decesso di Diego Armando Maradona. La morte del Diez, avvenuta lo scorso 25 novembre, poteva essere evitata: questa infatti è la conclusione, purtroppo prevedibile, dei medici forensi incaricati anticipata dai media argentini. «Stava dando segnali che avrebbe dovuto essere curato in un altro modo» una delle risoluzioni più rivelanti alle quali si è giunto. E anche i principali responsabili sono nomi noti: il neurochirurgo Leopoldo Luque, la psichiatra Agustina Cosachov e Mariano Perroni, capo infermiere che non avrebbero prestato attenzione alle preesistenti condizioni di Maradona, dai problemi cardiaci alla cirrosi. Si tratta di 3 dei 7 indagati, ci sono anche Carlos Daniel “Charly” Diaz (psicologo), Dahiana Gisela Madrid (infermiera), Ricardo Omar Almiron (infermiere), e Nancy Edith Forlini (medico). Ma la Consulta avrebbe anche posto la propria attenzione su Maximiliano Pomargo, cognato di Matias Morla, l’avvocato del Diez, il cui incarico era proprio quello di prendersi cura di Maradona. C’è inoltre l’ora del decesso: tra le 4 e le 6 del mattino del 25 novembre in contraddizione con quanto dichiarato da Dahiana Madrid, secondo la quale invece si era alzato al mattino.

 

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ZOOM. La maggior parte delle udienze della Consulta che ha lavorato da La Plata, composta da 20 esperti, 10 ufficiali e altrettanti di parte, si sono svolte attraverso Zoom e l’obiettivo era proprio quello di dare una risposta sulle cause che hanno portato alla morte di Maradona in particolare se c’era stata negligenza e/o responsabilità da parte dei sette indagati. E per alcuni avvocati, dalla accusa di omicidio colposo (da 1 a 5 anni di carcere) si potrebbe passare (non mancano gli elementi) a quella di omicidio con eventuale dolo che prevede una pena da 8 a 25 anni di reclusione, oppure abbandono di persona seguita da morte con condanne più miti da 5 a 15 anni. Complessa la posizione di Leopoldo Luque che da una parte appare come primo responsabile della salute del Diez, anche se poi lo ha negato negli interrogatori. «Maradona non è stato mai abbandonato da Luque» l’affermazione degli avvocati del medico anche se diversi audio resi pubblici hanno dimostrato il contrario senza dimenticare «l’uso di un documento privato falsificato» dove si dimostra che la firma di Diego era stata contraffatta.

MAI AMATO. E mentre vacilla ulteriormente la posizione di coloro che avrebbero dovuto assistere Maradona, ecco la voce di Alfredo Cahe. Un nome storico: per oltre 30 anni è stato il medico personale del Pibe. «Non hanno fatto molto per salvargli la vita – ha dichiarato in un intervista concessa a Super Deportivo Radioè stato abbandonato. Ma adesso Diego sta in pace e questo mi dà una tranquillità interiore importante. Aveva anche un peso familiare molto complesso: credo che nessuna donna lo abbia amato veramente. Tutte hanno cercato l’interesse economico e sempre è stato attorniato da pessime persone». 

 

A cura di Roberto Zanni (CdS)

 

 

 

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