Emanuele Calaiò: “Al Napoli di oggi poco attaccamento alla maglia per vincere”

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 “Purtroppo al Napoli di ieri è mancata lucidità – queste le parole di Emanuele Calaiò, responsabile del settore giovanile della Salernitana ed ex calciatore, fra le tante, del Napoli, ai microfoni de ‘Il Sogno Nel Cuore’, trasmissione condotta da Luca Cerchione e Raffaella Iuliano  su 1 Station Radio -. Se passi in vantaggio al 90’, dopo una partita in cui hai rischiato seriamente di perdere, una grande squadra porta i 3 punti a casa. Manolas non può fare quel fallo al 93’, ma non si può perdere nemmeno una palla da rimessa laterale come fatto da Di Lorenzo e Bakayoko. I calciatori non sbagliano di proposito, ma dovrebbero ricordarsi che senza Champions sarebbe una stagione fallimentare. Invece mi sembrano tutti poco lucidi. Poi mancano calciatori di esperienza, leader veri, come lo erano Reina, Hamsik ed Albiol. Insigne è il capitano per tanti motivi, ma non di certo perché è un leader caratteriale. Anzi, è un ragazzo molto sensibile. Anche Gattuso ha commesso i suoi errori, nessuno è scevro da sbagli e responsabilità in questa stagione. Anche la società e colpevole, così come i calciatori che vengono pagati profumatamente e puntualmente, e non devono permettersi questi cali di concentrazione. Se Maksimovic commette quegli orrori in difesa, come possiamo incolpare Rino? Menomale che c’è Zielinski in questo Napoli, che è uno dei pochi, insieme a Lozano ed Insigne, che porta avanti la baracca. Ma proprio Piotr è lo specchio di questo squadra: un talento troppo discontinuo. Per le sue doti potrebbe giocare tranquillamente nel Real Madrid o nel Manchester City. Nel mio Napoli facevamo di tutto per la maglia, nonostante partimmo dai campi di Serie C come Gela. Noi eravamo attaccati alla maglia, la sudavamo e ci impegnavamo sempre gettando il cuore oltre l’ostacolo. Chi non lo faceva, veniva messo fisicamente al muro. Al Napoli di oggi manca proprio questo. Non c’è attaccamento alla maglia e non c’è gente come, alla mia epoca, erano Iezzo e Montervino che a muso duro negli spogliatoi risolvevamo i problemi. Bisogna rifondare la squadra e mandare via quei calciatori che, stando da troppi anni, hanno perso stimoli. Tifosi? Mancano ovunque, ma quelli napoletani sono unici al mondo per passione. Quando scendevo in campo al San Paolo, anche in Serie C, vedevi spalti gremiti e tifosi che erano davvero il dodicesimo uomo. Non c’era bisogno di riscaldarsi grazie a tutta l’adrenalina che ti trasmettevano”.

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La Redazione

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