L’ex Bianchi a “Il Mattino”: “Nell’anno dello scudetto volevano il mio esonero!”

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Ottavio Bianchi, l’allenatore del primo scudetto del Napoli, della coppa Italia e della coppa Uefa, in quegli anni sulla panchina azzurra nonostante i tanti successi finì comunque nel tourbillon delle voci e delle critiche come sta capitando in questo periodo a Gattuso. «Ne so qualcosa nei miei anni da allenatore a Napoli. Per me questo sarebbe stato un venticello di ponente, visto che mi è capitato di andare per un mare più burrascoso. Ricordo ad esempio le tante voci di un mio imminente esonero dopo la partita di Tolosa nell’86, quando venimmo eliminati dalla coppa Uefa: invece rimasi e vincemmo lo scudetto».
Che ne pensa dello sfogo di Gattuso?
«Bisognerebbe conoscere bene le situazioni per poter esprimere un giudizio sulle sue parole. Dal di fuori, pur se non lo conosco personalmente, Gattuso mi sembra un ragazzo perbene, avrà avuto i suoi motivi per dire certe cose. Ricordo che quando giocavo a Napoli il mio vecchio maestro Pesaola dopo due partite che andavano male veniva messo in discussione… Ma allargando il discorso a tutte le mie esperienze da calciatore, tecnico e dirigente direi che questo avviene in tutte le piazze. Le voci fanno parte di questo mondo e alla fine un allenatore in determinati momenti è sempre da considerare un uomo solo».
La soluzione giusta per il Napoli è proseguire con lui fino al termine della stagione?
«Secondo me la cosa importante è che il presidente De Laurentiis e Gattuso si mettano seduti intorno a un tavolo con un bel piatto di spaghetti e un bicchiere di vino e chiariscano soltanto loro due, senza la presenza di nessun altro, tutto quello che avranno da chiarire. Magari ci possono essere stati degli equivoci ma succede nelle migliori famiglie in un ambiente così difficile come è quello del calcio. Poi le decisioni vengono sempre prese dalle società».
Zona Champions a due punti, semifinali di coppa Italia e sedicesimi di Europa League: i risultati sono dalla parte di Gattuso.
«Il Napoli è in corsa per più obiettivi ma per provare a centrarli serve innanzitutto la serenità. Per un allenatore è più difficile mantenere l’equilibrio per tutte queste voci che circolano all’esterno che lavorare sul campo. È stato sempre così da mezzo secolo, da quando ero ancora giocatore ai giorni attuali. Un fenomeno ora che si allarga sempre più a livello europeo».
Gli azzurri dopo il gol di Politano al Parma sono corsi ad abbracciare Gattuso, un altro segnale di grande compattezza nei suoi confronti?
«Al dì là di gesti come questo la base importante è che i giocatori seguano un allenatore e lo dimostrino in partita come vedo nel caso degli azzurri con Gattuso».
E domani c’è Napoli-Atalanta, semifinale di andata di coppa Italia: come la vede?
«La coppa Italia è un traguardo importante e lo avverti quando entri in questa fase della manifestazione. L’Atalanta se gioca ai suoi massimi livelli non ha paura di imporre il proprio gioco da nessuna parte, però giocando sempre in avanti e con l’uno contro uno che attuano in difesa possono scoprirsi e lasciarti qualcosa: il Napoli in campionato ne ha approfittato e potrebbe farlo nuovamente».
Come spiega tutti questi alti e bassi degli azzurri?
«Li stanno avendo un po’ tutte, anche le migliori squadre europee come Liverpool, Manchester United, Real Madrid, Psg, Juventus: una cosa normale perché è una stagione anomala con questa maledetta pandemia. Le preparazioni estive sono quasi del tutto saltate, si gioca ogni tre giorni, quest’anno possono vincere tutte e nessuna vedendo come sono vicine in classifica». R. Ventre (Il Mattino)

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