Guidolin conosce bene Zielinski: “Ha un dono, due piedi che incantano e li sa usare entrambi”

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Il Cagliari, per Piotr Zielinski, rappresenta una piccola sorta di amuleto. Domenica la doppietta decisiva che lo ha consacrato nel Napoli come uno degli uomini più in forma del momento non può non averlo rimandato con la memoria a un’altra sfida contro i sardi: quella del 2 dicembre 2012, Udinese-Cagliari la gara dell’esordio di Zielinski nella nostra Serie A. Sulla panchina dei friulani, Francesco Guidolin, che oggi è una delle voci di punta di Dazn per il commento tecnico delle gare del nostro campionato.
Poco più di otto anni fa l’esordio di Zielinski con lei all’Udinese: si aspettava una crescita così del polacco?
«Più che altro ci speravo. Perché quando è arrivato da noi a Udine ho visto un bambino che fin da subito dimostrava di avere le qualità importanti per poter diventare un giocatore di livello internazionale».
Cosa in particolare l’aveva colpita?
«Aveva due piedi che incantavano e quello è un dono: per lui destro o sinistro non faceva differenza e adesso si nota ancor di più perché alla tecnica di base ha aggiunto una grande crescita dal punto di vista muscolare. Adesso è anche un giocatore tosto».
Tatticamente dove lo vedeva?
«Per me è sempre stato un trequartista, un classico numero 10. Poi con il tempo ho capito che può interpretare molto bene anche il ruolo di mezzala, cosa che infatti ha fatto alla grande sotto la gestione di Sarri. Ma in assoluto parliamo di un giocatore molto duttile: può fare il centrocampista centrale o l’esterno, anche se alle spalle della punta rende sicuramente al meglio».
In cosa può migliorare?
«Lui lo sa bene. Perché glielo ripeto ogni volta che lo vedo: lo rimprovero sempre perché un centrocampista vero deve fare 10 gol all’anno. E infatti quando ci incrociamo si mette a ridere perché sa quello che gli dirò. Deve provarci di più».
Eppure ha dimostrato di avere un gran tiro…
«Eccome. Ha una capacità innata di tirare da fuori con entrambi i piedi».
E allora come se lo spiega?
«È una questione di carattere. È ancora troppo timido e riservato. Ma ora ha 26 anni e deve darsi una svegliata. Anche perché lui è il primo a sapere di essere bravo nel tiro. Deve solo prendersi più responsabilità quando ne ha l’occasione».
Cosa augura allo Zielinski di domani?
«Di migliorare e crescere ancora, perché avrebbe anche le qualità per strappare, saltare l’uomo e andare in porta da solo. È un giocatore alla De Bruyne, solo che deve convincersi delle sue qualità e non essere timido».
In questo può aiutare un allenatore come Gattuso?
«Rino sta facendo un ottimo lavoro, con Piotr così come con tutta la squadra. Ha la fortuna di avere a disposizione un gruppo di grande qualità e questo certamente lo aiuta. I giocatori non mancano, forse manca solo qualche centimetro lì davanti, ma per quanto riguarda la tecnica, il Napoli è una delle migliori squadre in Italia. Si capisce subito che la squadra lo segue e ha assimilato i suoi concetti, si vede che c’è un ottimo rapporto con i ragazzi».
Quindi Napoli ancora in corsa anche per lo scudetto nonostante davanti ci siano le due milanesi che viaggiano a tutta birra?
«È ancora tutto aperto. Rispetto agli altri anni c’è molto più equilibrio. Secondo me la Juve, anche se attardata, resta ancora la favorita ma tutte quelle che inseguono Milan e Inter devono crederci: siamo a un terzo di stagione può succedere di tutto». B. Majorano (Il Mattino)

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