La dinamica dell’infortunio, colpa al terreno, la diagnosi e il riposo assoluto per Dries

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L’infortunio si è verificato nel modo più banale, probabilmente Dries Mertens è stato tradito dal fatto che la parte esterna del terreno di gioco di San Siro è in sintetico. Si è girato da solo e quelle lacrime hanno fatto subito capire che non era una cosa di poco conto. A Mertens è fatale un gesto per lui abituale: un cross. La scarpa destra si è girata, gli è venuto meno il piede d’appoggio. Il risultato è stata una torsione innaturale della caviglia che, per fortuna, non si è scaricata sul ginocchio. Cosa, che sospirano i medici che lo hanno visitato a Pineta Grande ieri mattina, era l’incubo di Mertens. Così come che fosse interessato il malleolo. Nella clinica privata sul litorale domizio l’ecografia, attorno alle 9,30 della mattina. Con il dottor Canonico ad accompagnare l’attaccante azzurro. L’esito è meno grave del temuto ma comunque c’è poco da essere soddisfatti: d’altronde, la cosa che più di tutti deve essere valutata è «l’interessamento del comparto mediale» ovviamente dei flessori della gamba. Che al momento non preoccupa. Mertens è in queste ore pronto a tornare in Belgio: per sette giorni non dovrà svolgere alcun tipo di attività, neanche una banale cyclette, per permettere alla caviglia di sgonfiarsi. Questi sono i tempi certi. Più vaghi invece quelli per il recupero atletico, che dipenderanno da ulteriori esami già in programma. Dopo Natale si fisserà la data per il rientro in Italia. Ieri il belga era di pessimo umore, è passato per Castel Volturno consapevole che per l’anno si chiude così per lui. P. Taormina

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