Sostituito da degrado: “Il tuo Paradiso, Diego, non esiste più”

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C’eravamo già stati al Centro Paradiso, avevamo già raccontato il degrado e la desolazione, eppure tornarci adesso che Diego non c’è più, fa esplodere sensazioni diverse, perché alla rabbia si mescola pure la malinconia. Bisogna scansare resti di lavori edili accatastati da qualche delinquente (soprattutto serrande e mobilia) e poi avanzare a tentoni. Chi ha memoria di un altro Napoli, ricorderà perfettamente quella rampa sulla quale i calciatori si fermavano per salutare i tifosi assiepati al cancello. Sulla sinistra c’erano gli spogliatoi, le sale massaggi l’area per l’idromassaggio. Oggi sulla sinistra ci sono muri sfondati, e null’altro. Tutt’intorno al rettangolo verde c’era un’inferriata che oggi non c’è più. A dire la verità non esiste più nemmeno il prato verde, sostituito da una giungla di rovi alta due metri. Gli spalti si intravedono fra i rami che li hanno avvolti. In cima alla rampa veniva prima la struttura degli uffici, poi la foresteria con le stanze dei giocatori, seguita dalla zona delle cucine. Gli uffici avevano una bella porta a vetri con la «N» azzurra incisa sopra: quel vetro è a pezzi, anche il simbolo di quel Napoli è in frantumi sul pavimento. In fondo al corridoio l’ufficio del presidente. La sala del biliardo conserva il giaciglio di qualcuno: scatolette, abiti sporchi e un angolo fetido che veniva usato come toilette. Le stanze sono rifugi per uccelli e topi, quella di Diego, in fondo al corridoio, ha la porta sfondata: vietato entrare, vietato ricordare. Il Paradiso non esiste più.

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di Paolo Barbuto (Il Mattino)
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