Folla e zero controlli l’ultimo saluto a Diego scatena le polemiche

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A dar fuoco alle polveri sono le immagini di una folla che si accalca all’esterno della Curva A dello Stadio San Paolo di Napoli (rinominato Stadio Maradona), con migliaia di napoletani di tutte le età che all’esterno delle cancellate lasciano un fiore, un biglietto, un lumino, un pallone, una bandiera o una maglia azzurra in segno di amore e riconoscenza per il campione argentino morto l’altra mattina in Argentina a 60 anni.
Immagini indubbiamente allarmanti, in periodo di pandemia e di zone rosse. Ma a gettare altra benzina sul fuoco – alimentando una furibonda polemica – ci pensano alcuni parlamentari leghisti, con in testa il senatore Roberto Calderoli, che di certo non ci va col guanto di velluto sulla gestione dell’ordine pubblico delle ultime 72 ore nel capoluogo campano. Accuse respinte al mittente da fonti istituzionali di Palazzo di Governo, che sottolineano come «la gestione dell’ordine pubblico è cosa complessa e delicata». «Una polemica strumentale – chiarisce al Mattino una fonte qualificata della Prefettura partenopea – Ma davvero c’è chi avrebbe voluto idranti e cariche delle forze dell’ordine? Se avessimo fatto questa scelta saremmo usciti su tutti i giornali del mondo…». Giusto.

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L’AFFONDO

«Avevo capito che la Regione Campania fosse zona rossa, con annessi divieti di assembramenti e di coprifuoco – ha tuonato il vicepresidente del Senato, commentando le immagini rilanciate da tv e giornali su quanto accadeva a Napoli – Avevo capito che le norme nazionali vigenti per il virus valessero per ogni Regione, inclusa la Campania. Eppure vedendo gli assembramenti fuori dallo stadio di Napoli per omaggiare la memoria di Maradona non leggo dichiarazioni a riguardo del premier Conte e del ministro Speranza». Il leghista ne ha anche per il presidente della Campania, Vincenzo De Luca: «Avevo capito che in Regione Campania ci fosse un Governatore che parlava di lanciafiamme, esercito, muri sui confini regionali… ma vedo che si è zittito di fronte a tutto questo. Avevo capito male io?».
Altra indignatissima levata di scudi arriva dai sindaci della Lombardia. I quali non mancano di allinerasi a Calderoli. «Siamo basiti! – sbotta il sindaco di Codogno Francesco Passerini – Le regole sono regole, vanno rispettate e basta. Non ci sono alibi. Senza nulla togliere all’importanza e alla notorietà del personaggio Maradona, o al dolore che la sua scomparsa può aver provocato ai tifosi, c’è da dire che noi, qui a Codogno, sappiamo bene cosa sia il dolore e tanti, tantissimi di noi no hanno potuto neanche salutare padri, madri, nonni, amici perché troppo rischioso. A Napoli invece hanno fatto una veglia in zona rossa». Al primo cittadino di Codogno fa eco Elia Delmiglio, sindaco di Casalpusterlengo. «Ciò che è avvenuto a Napoli ci ha fatto arrabbiare – afferma – Lo trovo irrispettoso soprattutto verso cittadini come quelli del mio Comune che dal 21 febbraio stanno rispettando in maniera rigorosa le disposizioni. Anche noi abbiamo perso dei punti di riferimento della città e non abbiamo potuto accompagnarli e nemmeno salutarli. Probabilmente è saltato qualche meccanismo che ha comportato questa situazione, andrà valutato anche se ci sono delle responsabilità in questo». In piena bufera polemica era intervenuto anche il direttore del Tg della Sette, Enrico Mentana. Il giornalista è intervenuto sul dibattito degli assembramenti a Napoli per la morte di Maradona, scatenando una vera e propria polemica sui social con un post controcorrente tutto in difesa dei napoletani; Mentana ha pubblicato due immagini in sequenza: una dei tifosi, l’altra di alcuni deputati a distanza ravvicinata in Parlamento. Il tutto accompagnato dal messaggio: Assembramenti stigmatizzati (quelli di Napoli, ndr) e assembramenti consentiti (quelli in Parlamento, ndr).


LA PREFETTURA

Mentre c’è chi si dedica a Napoli per dare lezioni anti-assembramento, in Prefettura ci sono uomini dello Stato che da mesi lavorano ormai ventiquattr’ore su ventiquattro per garantire l’ordine pubblico in una città complicata e difficile. Il questore di Napoli, Alessandro Giuliano (da noi ieri sera interpellato nella sua funzione di titolare dell’ordine pubblico) ha comprensibilmente preferito non commentare le polemiche sui fatti di Fuorigrotta. Nessun commento anche dal prefetto Marco Valentini, che all’emergenza Covid in città sta dedicando tutte le energie. Ma è davvero mancato qualcosa nella gestione dell’ordine pubblico? «Una situazione come questa, come in moltissime altre analoghe – replica la fonte di Palazzo di Governo – sconsiglia un intervento coattivo sul momento, che si risolverebbe in dei disordini. In questi casi le forze dell’ordine scelgono spesso piuttosto di denunciare a posteriori chi si è reso responsabile di illeciti».

A cura di Giuseppe Grimaldi (Il Mattino)

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