Sanità, il murales di Totò è la “speranza dopo la crisi”

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In uno c’è l’immagine di Totò, nell’altro due volti che guardano verso l’alto. Sono i nuovi murales in corso di realizzazione al Rione Sanità. Autori sono due street artist di fama internazionale ormai di casa alla Sanità: Tono Cruz e Mono Gonzalez. «In quella scena Totò parla a Peppino De Filippo del capitalismo e del consumismo utilizzando una metafora: lo zucchero. Una scena memorabile che tutti conoscono. Dopo il lockdown mi sembrava il modo migliore per raffigurare l’importanza dell’essere uniti in una comunità, come avviene alla Sanità. Ma soprattutto l’immagine di Totò, tra le maschere più amate dal pubblico, significa diffondere una risata per riprendersi dai mesi passati in quarantena». Cruz racconta di come «la gente della Sanità sia sempre accogliente e calorosa: tante signore da balconi e finestre ci hanno offerto caffè e cibo mentre noi eravamo intenti a lavorare. Abbiamo scelto di tornare in questo quartiere perché la Sanità è un’altra storia, di luce nel buio». Più taciturno il maestro Mono, che della sua opera dice: «Il murales rappresenta la speranza e invita tutti a rinforzare le unioni tra persone e comunità. In questo periodo di incertezza, l’unica speranza risiede in noi, nelle nostre relazioni e viene dal cielo».
«Quando ho incontrato Tono Cruz non immaginavo che mi avrebbe regalato tante avventure così dense nel breve ma intenso percorso che abbiamo condiviso», dice padre Loffredo. «Due artisti che sono ormai amici del rione non solo per il bello che producono a vantaggio della collettività – ricorda Enzo Porzio, della Fondazione di Comunità San Gennaro che ha voluto l’iniziativa con il supporto della III Municipalità – ma anche perché sono ricchi della stessa umanità che caratterizza gli abitanti del quartiere». Mentre Enrico Mango, vice presidente di Round Table 18 Napoli (presidente Carlo Criscuolo), che ha finanziato il progetto insieme a Round Table 77 Caserta presieduta da Jacopo Provenzano e Club 41 Napoli presieduta da Nicola Ciccarelli, dice: «Alla Sanità avevamo già finanziato la palestra di boxe. Poi un giorno dopo il lockdown mi trovai nel rione e Enzo Porzio mi mostrò un bozzetto delle opere. Me ne innamorai e decidemmo di sostenerli».

Factory della Comunicazione

A cura di Giuliana Covella su Il Mattino

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