Ancelotti, Sarri e Conte: Il ritorno dall’estero non è garanzia di bel gioco

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ANCELOTTI, SARRI E CONTE SE IL RITORNO È UN FLOP

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48 ore, poco più forse, per sancire un divorzio che sembra inevitabile: c’è Massimiliano Allegri già pronto a diventare il nuovo allenatore dell’Inter mentre c’è Antonio Conte già pronto, invece, al secondo strappo consecutivo, dopo quello che l’ha portato dal campo al tribunale con il Chelsea. Martedì il vertice decisivo con patron Zhang di Suning. E tutti gli altri vertici nerazzurri per definire il terzo indizio, quello che fa una prova.

Perché la stagione che vede partire sulle panchine di Inter, Juve e Napoli allenatori come Antonio Conte, Maurizio Sarri e Carlo Ancelotti è, anche, la stagione, dove gli stessi devono certificare che i trionfi all’estero valgono zero quando si torna in Serie A. E non c’è la necessità di Sherlock Holmes o della penna di suo padre, Arthur Conan Doyle, per capire che il ritorno dall’estero, in particolare dalla Londra del famoso detective, non è garanzia di bel gioco o di crescita per un gruppo.

Anzi, può trasformarsi in un boomerang ed allora meglio tornare nel rifugio. Come ha dimostrato Ancelotti, che poche settimane dopo l’addio al Napoli già sorrideva per le foto di rito all’Everton, con un faraonico contratto da 50 milioni e una serie di risultati, anche in questo caso, non particolarmente esaltanti. Fonte: Il Mattino

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