B. Labadia (All.): «Centravanti o partner di Mertens Osimhen sarà un artista del gol»

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Quando Victor Osimhen è sbarcato in Europa aveva 19 anni. Un ragazzino del quale il mondo del calcio si era accorto un paio di anni prima durante il Mondiale Under 17 in Cile quando aveva trascinato la Nigeria al primo posto con 10 reti. I primi a mettere le mani sull’attaccante che all’epoca giocava in un’accademia nigeriana (la Strikers Academy) furono gli uomini dello scouting del Wolfsburg che infatti si assicurarono le sue prestazioni per la stagione 2017-2018. Non esattamente una stagione memorabile per il club tedesco, che cambiò tre allenatori e riuscì a salvarsi solo allo spareggio contro l’Holstein Kiel. In panchina da febbraio 2018 vi fu Bruno Labbadia – tedesco di origini italiane e oggi alla guida dell’Hertha Berlino – che di Osimhen ha ancora un ricordo nitidissimo.
Le prime impressioni?
«Lo avevo notato già un paio di settimane prima di ricevere l’incarico, durante una partita del Wolfsburg contro il Werder Brema e ne rimasi molto colpito».
Perché?
«Quando ha la palla al piede è formidabile e nell’uno contro uno è molto forte. E poi è molto bravo nel correre senza palla per farsi trovare libero dai compagni».
In quella stagione, però, trovò poco spazio: come mai?
«Era molto giovane e, nonostante le grandi qualità, non era il profilo più adatto per affrontare una stagione difficile come quella, in cui ci salvammo solo allo spareggio. Nonostante ciò seppe dimostrare carattere e grande tecnica».
Quindi sta dicendo che saprebbe anche adattarsi al volo in un contesto così prestigioso come Napoli?
«Assolutamente: sa calarsi alla grande in ogni realtà. Quando sono arrivato io in panchina aveva anche dei problemi fisici, ma non per questo in allenamento si risparmiava. Dava sempre il 200%».
Il suo ruolo ideale?
«Rende alla grande da attaccante centrale perché è il classico numero 9. Ma non solo: con me giocava esterno nel 4-2-3-1. Era giovane e aveva gamba. Ma è sotto porta che può fare la differenza perché ha un grandissimo fiuto per il gol».
Nel Napoli come vede la sua possibile alternanza con Mertens al centro del tridente?
«Perché parlare di alternanza? Secondo me possono perfettamente coesistere. Sono entrambi due grandi attaccanti, ma con caratteristiche diverse e complementari. Se proprio devo dire cosa hanno in comune: sono due punte che lavorano molto anche per la squadra. E la cosa non guasta mai».
Fuori dal campo chi è Osimhen?
«È un ragazzo molto tranquillo. In questi anni ho visto che è cresciuto ancora di più e infatti già in Belgio, allo Charleroi, ha giocato praticamente sempre le partite».
Ma visto che ne era rimasto così colpito perché lo avete mandato in Belgio l’anno seguente?
«Era giovane e uno con quelle qualità ha molto bisogno di giocare. Noi avevamo visto subito in lui un grande potenziale ma dovevamo costruire una squadra forte per salvarci anche l’anno successivo. Purtroppo era arrivato in un momento difficile per noi, ma non ho mai avuto dubbi sulle sue prospettive».
Come mai?
«Dopo i primi allenamenti avevo notato quella fisicità straripante unita a una grande visione della porta: un mix perfetto per un attaccante moderno. Quando l’ho allenato io era ancora molto giovane e noi non avevamo il tempo per farlo esplodere».

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Bruno Majorano (Il Mattino)

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