Gattuso: “Io sono un toro, uno che lavora a testa bassa e che non pensa”

Il tecnico del Napoli alza la sua prima Coppa Italia da allenatore

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Rino Gattuso si gode ogni istante di questa notte, la sua notte! Il tecnico del Napoli regala la Coppa Italia al club azzurro. Ai microfoni de “il Mattino”, le parole del mister. 

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«Mi sono svegliato l’altra notte quasi terrorizzato e tra me e me dicevo: se non vinco questa finale mi mettono l’etichetta di perdente».   È sua, tutta sua.

Anche De Laurentiis ammette il suo trionfo: «Ha raccolti i cocci del Napoli», gli ripete davanti a tutti. È lì la Coppa Italia, che torna sulla mensola del club dopo 6 anni. Ed è Ringhio l’uomo che ha guidato gli azzurri al trionfo. Perché è un trionfo.

Gattuso, si aspettava a dicembre di arrivare fino a qui? «Io sono un toro, uno che lavora a testa bassa e che non pensa. Faccio fatica a ragionare, so solo che a tutti quelli che stanno attorno a me rendo la vita difficile. Quando entro in un club vesto qualsiasi abito: dal presidente al magazziniere, dal medico al calciatore. Sono fatto così ed è per questo che ora io sono orgoglioso della prova e di questo successo».

Cosa ha detto ai calciatori a fine partita? «Ho detto che quello che è stato fatto fino ad adesso è un percorso straordinario ma che adesso bisogna far bene in campionato, provare ad andare in Champions. Grazie a questa coppa vinta, magari giocheremo con maggiore leggerezza e questo può essere un vantaggio per noi».

Come ha battuto la Juventus? «C’è chi parla di catenaccio ma noi non lo facciamo. Noi abbiamo una organizzazione di gioco dove tutti fanno le cose bene tatticamente, dove con applicazione abbiamo fatto un gioco corto. Io credo che per quello che abbiamo fatto vedere, avremmo potuto vincerla prima questa gara con la Juventus, prima di andare ai rigori. Ma sono sicuro che è una Coppa meritata perché abbiamo fatto tutte le fasi bene tranne nel primo tempo dove abbiamo faticato un po’».

Che significato ha questa vittoria? «Me la sento dentro questa vittoria, so le difficoltà, so da dove siamo partiti e penso che ce la siamo meritata proprio per tutto quello che abbiamo passato. Con il presidente c’è un rapporto molto buono e anche la squadra ha molto rispetto per lui. Gli ho detto che è giusto che paghi i premi ai calciatori».

Questa vittoria può essere l’inizio di un ciclo? «Il Napoli è una grande squadra. Dobbiamo capire chi avremo la prossima stagione, ma penso che il 70-80 per cento dei calciatori in rosa rimarrà. Ora giocheremo ogni tre giorni e dovremo dare spazio a tutti. Pensare solo su 13-14 giocatori non è possibile. Ho già preparato tutti che ci sarà spazio nelle prossime giornate.

A che posto della sua carriera mette questo trofeo? «È un trofeo importante, non posso negarlo, il primo della mia carriera di allenatore. Mi sento vivo perché abbiamo raggiunto un obiettivo che volevamo e per cui abbiamo fatto tanti sacrifici in questi ultimi mesi. A me il calcio ha dato più di quanto ho dato io».

È una Coppa Italia meritata? «Sì, lo è. Chi fa questo lavoro deve avere rispetto per questo lavoro. È per questo che tante volte mi arrabbio. Io voglio vedere chi ci mette passione perché io ho sempre fatto così. Dai miei calciatori voglio senso d’appartenenza, rispetto e quando si lavora lo si fa con grande serenità. Quando fai le cose bene, raccogli tutto ciò che semini».

Il presidente vuole la zona Champions.  «Abbiamo il dovere di fare queste ultime partite con rispetto. Non possiamo pensare di mollare dopo aver portato a casa solo il primo obiettivo. Abbiamo il dovere di provarci, abbiamo parecchi punti di distacco, ma ce la giochiamo».

Fonte: Il Mattino

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