Sandro Mazzola e la partita del secolo, i ricordi e la Serie A

0

Italia/Germania 4-3, la partita del secolo. Sono trascorsi 50 anni ed uno dei più grandi protagonisti fu Sandro Mazzola. L’ex attaccante dell’ Inter e della Nazionale ha rilasciato un’intervista a #SportLabLive, il format web di sport-lab.it

Factory della Comunicazione

Buonasera signor Mazzola. Che ricordi ha della partita del secolo, quell’Italia-Germania 4-3 in cui lei era in campo?

“Eravamo un po’ preoccupati di questa partita. Loro erano una squadra molto forte, li avevamo visti giocare. Avevamo preparato la gara a centrocampo, per bloccarli dove loro erano forti. Era da lì che facevano partire tutte le azioni. Fu molto difficile per noi, non ci davano per favoriti. Questa cosa ci fece molto male. A un certo punto ci riunimmo tutti per abbracciarci, ci guardammo in faccia e ci dicemmo di far vedere ai tedeschi quanto eravamo forti. E infatti gli facemmo vedere noi”.

Tra l’altro in quella gara lei giocò il primo tempo, poi uscì al posto di Gianni Rivera. All’epoca la stampa vi divideva. Ci racconta un po’ questo rapporto con Gianni Rivera?

“Il problema era che lui era il capitano del Milan e io ero il capitano dell’Inter. Allora non si poteva tanto essere amici tra capitani, ma il bello era quando c’era la riunione del sindacato a Milano, zona centrale. Quando uscivamo c’era tutta la gente che ci aspettava e gli interisti mi dicevano: “Vai sull’altro marciapiede! Cosa fai con quello lì!”. E i milanisti uguale: “Gianni, lascialo stare quello lì! É uno dell’Inter!” Erano tutt’altri tempi”.

Tra l’altro il vostro rapporto divideva anche i giornalisti, non solo i tifosi. La scuola di Palumbo difendeva Rivera, mentre i seguaci di Brera erano con lei.

“Noi ci ridevamo sopra. Mi ricordo che quando c’era la convocazione in Nazionale a Coverciano per gli allenamenti si faceva la passeggiata dopo mangiato. I giornalisti erano nascosti dietro gli alberi per vedere se io e Rivera parlavamo o non parlavamo. Ce ne siamo accorti e abbiamo deciso di andare avanti sempre insieme, per vedere cosa avrebbero scritto”.

E poi cosa hanno scritto?

“Scrissero che all’inizio c’eravamo guardati in cagnesco e poi che eravamo andati insieme tutti e due. Volevamo solo fare uno scherzo ai giornalisti. Durante la passeggiata stavamo comunque attenti, perché se non stavamo insieme c’erano tutti i giornalisti pronti a fare un articolo dove dicevano che eravamo divisi. Non volevamo far passare messaggi sbagliati, ma era un modo di ragionare tutto nostro”.

Quando ha visto Rivera segnare il gol del 4-3 cosa ha pensato?

“Sono andato ad abbracciarlo, correndo lungo la linea del campo fino in fondo per andare là. Eravamo quelli in panchina e siamo andati tutti. Era una cosa fantastica. In quegli anni riuscire a battere la Germania in quel modo era qualcosa di indescrivibile”.

Le sarà venuto in mente suo padre (Valentino Mazzola, ex attaccante del Grande Torino) in quei momenti.

“Sì. Ero piccolino e facevo la mascotte del Torino. Entravo in campo vestito da toro, poi andavo in panchina fino alla fine della partita. All’intervallo palleggiava e la gente mi indicava come il figlio del grande Valentino. Quando l’Inter faceva fatica a rinnovarmi il contratto ero sempre vicino al Torino, ma sono sempre rimasto nerazzurro. Tant’è che il presidente dell’Inter mi disse: “Va bene, ma tuo papà cosa dice?” . Lì ho pensato molto a mio padre”.

Ce lo vede Rivera come allenatore del Milan?

“Certo che ce lo vedo. Cavolo, se non capisce lui di calcio chi è che sa di calcio? Si tratta di fargli fare un po’ d’esperienza, parlare coi giocatori, però sarebbe importante se il Milan prendesse una scelta simile. Potrebbe essere l’uomo del rilancio, oltre a essere una scelta giusta per i rossoneri”.

C’è un giocatore con il quale avresti voluto giocare?

“Alfredo Di Stefano. Era il giocatore più forte all’epoca. Mi ricordo di quando abbiamo giocato la finale di Coppa dei Campioni contro il Real Madrid. Le due squadre erano in campo ma io sono rimasto incantato a vedere Di Stefano. Per me era un idolo. A un certo punto il capitano mi mise una mano sulla spalla e mi disse: “Senti, noi cominciamo la partita, tu stai qui a guardare Alfredo?”. Però a fine partita andai a chiedergli la maglia”.

Ce l’ha ancora immaginiamo

“Sì sì, conservata e lucida”.

E Maradona e Pelé?

“Fantastici. La prima volta che vidi Pelé giocare in un’amichevole ci sono rimasto. Non riuscivo a staccare gli occhi da quello che faceva, era una cosa favolosa”.

Com’era essere marcato da Franz Beckenbauer?

“Un giocatore fantastico. Era difficile liberarsi da lui. Noi avevamo organizzato tutta la partita su centrocampo e difesa. Due dei nostri uomini dovevano stare attenti solo a lui, evitando di fargli prendere la palla. Solo che appena prendeva la palla o la passava subito o la girava dall’altra parte. Non ti dava il tempo di ragionare. Una cosa fantastica”.

Sandro Mazzola sulla Serie A e sul calcio italiano

A proposito di attaccanti, in questi giorni in casa Inter c’è la grana Lautaro Martinez. Lei pensa che alla fine resterà in nerazzurro?

“Sì, penso che alla fine resterà. Anche perché se l’Inter lo dovesse cedere significherebbe che ha bisogno di soldi e questo sarebbe un errore madornale”.

Sempre sull’Inter, ma parlando della sua Inter. Qual era il rapporto tra Angelo Moratti e il capitano Armando Picchi?

“Era un rapporto tutto difficile. Armando era quello che andava a trattare i premi con l’Inter, ma spesso noi non eravamo d’accordo. Andare alla sede dell’Inter non era facile, ma insieme a lui andavamo tutti noi ad aspettare sotto il palazzo per vedere se era uscito oppure no. Una volta fuori gli chiedevamo se avesse portato avanti il discorso dei soldi, ma non ci riusciva mai perché Angelo era duro da battere”.

A breve va in scena la finale di Coppa Italia tra Juventus e Napoli. Secondo lei chi vincerà la coppa?

“Ma le pare che io possa rispondere Juventus? (ride ndr). Io dico Napoli, anche se bisogna dire che la Juventus è molto forte. Tuttavia essere interista significa essere prima contro la Juve, poi interista (ride ndr)”.

A proposito di Napoli, cosa ne pensa dell’ammutinamento dei giocatori lo scorso novembre dopo la partita di Champions contro il Salisburgo?

“Sono rimasto un po’ stranito da questa cosa, anche se bisognerebbe essere lì per capire come e perché i giocatori si siano ribellati in questo modo. Devo dire che è dura ripartire per la società, non la vedo molto bene come cosa”.

A prescindere dalle rivalità, lei era tra gli esponenti dell’Italia campione d’Europa nel 1968. Secondo lei l’Italia del futuro potrà vincere l’Europeo?

“Secondo me sì. Se sono giocatori validi, se fanno un buon lavoro nelle convocazioni e sul campo possiamo indubbiamente farcela”.

E ora c’è qualche giocatore che le ricorda un po’ lei?

“Sta nella Juventus ma non faccio il nome”

Potrebbe essere Dybala?

“Potrebbe essere Dybala (ride ndr). Mi piace molto”

Chi vince il campionato?

“Mi viene da dire una cosa ma non posso dirla”.

Ma non si preoccupi, siamo in confidenza

“E se lo vincesse l’Inter?

Può essere. In fondo è vicina al duo di testa Juventus-Lazio

“Appunto. Penso sia meglio essere in ritardo di qualche punto che non proprio là davanti. Avrà meno pressioni e meno pensieri per la testa”.

Quindi la Champions League la vince la Juventus?

“Mi vuoi far toccare? Scherzi a parte, non lo so. Non posso saperlo”.

Anche se ha Ronaldo dalla sua?

“Eh su Ronaldo ho un’altra bella storia”.

Ce la dica

“Io l’avevo visto ed ero incredulo. Ero andato a vedere un giocatore del Portogallo ma poi ho visto lui. Prima della gara dei lusitani c’era la sfida delle riserve. Io vedo Cristiano Ronaldo, che all’epoca era giovanissimo, e rimasti folgorato. Dissi a un agente che stava lì se ci potevo parlare e riuscii a parlarci. A fine gara ci presentiamo, lui mi saluta e gli dico: “Senti, verresti a Milano a giocare?”. Lui mi fa: “Non lo so, vediamo”. Il giorno dopo l’ho richiamato, ma non mi ha risposto”.

Tra poco riparte il campionato. Pensa che l’emergenza nel mondo nel pallone sia stata gestita bene?

“Secondo me è stata gestita bene. Hanno fatto quello che bisognava fare, sia il governo che le Istituzioni”.

Qual è uno sportivo o un evento sportivo che hanno cambiato la storia dell’umanità?

“Ti sorprenderò dicendo Borussia-Schalke, da 4-0 a 4-4. Quella partita ci ha fatto capire che tutto è veramente possibile”.

Potrebbe piacerti anche
Lascia una risposta

L'indirizzo email non verrà pubblicato.

For security, use of Google's reCAPTCHA service is required which is subject to the Google Privacy Policy and Terms of Use.