Amarcord – Nel tempio dei blancos, a porte chiuse, si sentivano gli insulti

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Questa semifinale di Coppa Italia con l’Inter al San Paolo a porte chiuse, eredità del Covid-19, non è una novità per noi vecchi cronisti delle maglie azzurre. Il ricordo va al match col Real Madrid del 1987. Era settembre. Non era più il Real degli anni Cinquanta, ma disponeva di autentici assi come l’elegante Michel e l’avvoltoio Butragueño più un banda di irriducibili, dai difensori Sanchis e Chendo ai centrocampisti Gallego, Martin Vazquez e Gordillo.
Il Napoli non fu confuso dall’avversario, ma dalla strana atmosfera, dal silenzio del “Bernabeu”, regno dei blancos. Mancavano, nel Napoli, Carnevale per incomprensioni con Bianchi, Francini e Careca infortunati. In queste condizioni, bisognava badare a limitare i danni. Nel silenzio irreale del “Bernabeu” si udirono perfettamente gli insulti dei madrileni agli azzurri, “mafiosi, mafiosi”, e quelli dei presenti in tribuna con i giornalisti spagnoli che insultarono in continuazione Maradona. Su Bagni le maggiori attenzioni in campo, picchiato in continuazione. Renica, scivolando sul prato umido, agganciò Sanchis in area e il rigore fu immediato. Dal dischetto, Michel fece gol a Garella. Giordano ebbe la palla del pareggio su una uscita a vuoto del portiere Buyo, ma la fallì a porta vuota. E, a inizio di ripresa, un colpo di testa in tuffo di Renica, su una punizione magica di Diego, mandò il pallone sul palo con Buyo immobile. Pagammo caro i due errori perché, a un quarto d’ora dalla fine, il Real raddoppiò rendendo consistente il vantaggio per il ritorno. Tendilo sparò una palla nel mucchio della difesa azzurra con Butragueño in fuorigioco. Ci fu una deviazione di De Napoli e fu 0-2. Battuti da un rigore e da un autogol. Bagni uscì dal campo facendo il gesto dell’ombrello a Beenhakker. Ferlaino urlò tutta la sua rabbia: «L’arbitraggio è stato scandaloso». Finì tutto a spintoni e maledizioni.

CdS, Mimmo Carratelli

Factory della Comunicazione

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