A. Moggi: «I big costeranno meno, la A resterà competitiva» 

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Alessandro Moggi: «Il nostro calcio resterà competitivo». Parola di  uno degli agenti italiani più in vista, procuratore tra i tanti del bomber laziale Ciro Immobile.

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Moggi, che mercato si aspetta?
«La crisi economica sarà violenta. Tutto questo genererà una contrazione dei valori e una tendenza a scambiare i calciatori anziché comprarli. Non è detto che le operazioni saranno di meno, anzi, ma saranno meno onerose. Poi c’è da capire la questione dei diritti tv: una diatriba legale porterebbe a conseguenze pesanti per i club, soprattutto se i giudici daranno ragione ai broadcaster»

I campioni costeranno di meno?
«Lo stiamo vedendo nell’affare Icardi. Un’operazione prevista sui 70 milioni che si sta chiudendo a 50 più bonus da quanto si dice. Immagino una contrazione di tutti i cartellini del 30%. Partiranno meno “big” da quelle società che basano il patrimonio sul valore del campione: cercheranno di tenerlo pur di non svalutarlo. Se costa 80 e oggi devi cederlo a 50, conviene farlo restare un altro anno»

Quali saranno le regine del mercato?
«Mi aspetto una Fiorentina molto attiva. Commisso ha espresso a più riprese la volontà di fare una squadra competitiva. E poi penso a chi vorrà conservare la propria posizione, come Juventus e Inter, alla Lazio che vorrà restare in alto e al Napoli»

L’appeal della Serie A è cresciuto negli ultimi anni. Questo processo si arresterà?
«Non credo. Il danno economico è globale e lo accusano anche Liga e Premier, per non parlare della Francia che ha concluso la sua stagione. Come si dice: mal comune, mezzo gaudio»

La nostra stagione finirà ad agosto. Che succederà con i calciatori in prestito o in scadenza?
«Tra porte chiuse, partite ogni tre giorni e inattività credo che il campionato sia già in parte alterato. Modificare le rose in corsa significherebbe falsarlo. È necessario regolarizzare con un accordo “a tempo” questi casi»

Con un mini-contratto di 60 giorni?
«Sì. Oppure con un’aggiunta allo stipendio come se fosse una parte variabile del precedente contratto, una sorta di indennizzo»

Attraverso un patto collettivo tra i club?
«Lo spero, anche perché in Italia non parliamo di un numero così elevato di calciatori».

Sono 50 in Serie A, ma c’è la convinzione generale che andrà a finire come con gli stipendi: ognuno per conto suo…
«Fifa e Uefa auspicano che la situazione si risolva a livello collettivo, ma credo ci sarà la trattativa individuale società-tesserati».

E se un calciatore a cui scade l’accordo si rifiuta di scendere in campo?
«Può succedere. Un mio assistito, che gioca all’estero, ha già detto alla società che il 30 giugno andrà via e non intenderà concludere la stagione»

Perché molti non hanno ancora trovato l’accordo sul taglio degli ingaggi?
«Ognuno ha fatto di testa sua e la Juventus, come spesso accade, è arrivata prima. In determinati casi è stato giusto aspettare la decisione sulla ripresa. Con uno stop definitivo la situazione sarebbe stata disastrosa per i club, così invece il danno diventa importante ma contenibile. Ora si possono fare ragionamenti con parametri diversi». 

A cura di Giorgio Marota  (CdS)

 

 

 

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