Claudio Gavillucci: “Nicchi? Con Collina non ci sarebbero state polemica. Sbagliato dare ad Orsato un voto alto”

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L’ex arbitro Aia, ora della Federazione inglese Claudio Gavilucci che in queste settimane non ha lesinato critiche alle “giacchette nere”, oggi a Radio Punto Nuovo, condotto da Umberto Chiariello e Marco Giordano, dice ancora la sua. “Mi sono trasferito in Inghilterra per lavoro, ho cominciato ad arbitrare nel fine settimana ed al momento sono un arbitro della Federazione Inglese. Qui in Inghilterra funziona in maniera differente, non ci sono limiti d’età per arbitrare, i parametri sono solo quelli di superare test tecnici ed atletici. In Premier ci sono arbitri che vanno oltre i 45 arbitri, così come nelle serie inferiori. Chiunque abbia la voglia di arbitrare, qualora lo fosse in grado, può scalare le categoria. Per i primi quattro mesi sono riuscito ad avere una promozione. La mia battaglia è nata da una questione personale, ma è diventata poi una battaglia di tutti. Quest’anno dovrebbe finire di arbitrare Rocchi perché ha 45 anni, uno tra i migliori arbitri del campionato italiano. Quale logica aziendale permette di privarsi dei migliori arbitri per sostituirlo con un arbitro che, potrà diventare Rocchi, ma che non garantisce la qualità che Rocchi dà al calcio? In Inghilterra, invece, c’è un arbitro di 48 anni, viene sfruttato fino all’ultimo giorno in cui potrà garantire una prestazione di qualità. Al di là della discriminazione d’età, è anti economico il fatto che in un’azienda investa nella formazione di un arbitro – con soldi di tutti, anche del pubblico – per farlo arrivare a certi livelli e nel momento in cui vanno raccolti i frutti, qualcuno – in maniera insindacabile – decide che quella persona non è più valida. Deve restare discrezionalità per l’AIA nel valutare i propri giocatori, ma non significa non comunicare con l’esterno – al di là dei diretti interessati – i criteri di valutazione. Per eliminare le polemiche, penso sia corretto nel 2020 che questi criteri vengano resi pubblici. Referto Orsato? Lo stesso Rizzoli ha detto che è incappato in una giornata storta, capita di sbagliare. Non può sbagliare chi è in una stanza a dare un voto che non può essere così positivo, quando l’errore è evidente: questa è l’incongruenza che riscontro. C’è troppo superficialità sulla gestione dei referti che decidono per la nostra carriera. Mi sono sentito in dovere di rendere pubblica questa situazione, per far sì che potesse cambiare. Nicchi? È evidente che ci sia la sensazione che qualcosa nella persona non vada più bene. Se ci fosse Collina, non staremmo qui a chiederci se il quarto mandato sia troppo o poco. Purtroppo con le esigenze attuali, la figura di Nicchi – che in passato ha fatto cose importanti – a livello di idee non è più in grado di poter trasportare quest’associazione. Al di là di Marcello Nicchi, il sistema che è una sorta di democrazia incompiuta, dove le regole vengono scritte da chi governa, senza dare ascolto all’opposizione, comporta semplicemente che non ci sia democrazia compiuta. Le amicizie contano nell’AIA? Il potere giudiziario è autonomo da ogni potere politico, così dovrebbe essere anche per gli arbitri. Ogni 30 giugno Nicchi elegge un dirigente, sempre Rizzoli, che decide promozioni e dismissioni. Se ho pagato caro la sospensione della gara per i cori su Koulibaly? Ho lasciato libera interpretazione, nel libro, su quella che è stata la motivazione della mia dismissione. Ho raccontato i fatti, insieme ai documenti, sono una persona abituata a parlare per fatti. Non posso confermare nulla né smentire, lasciamoci i benefici del dubbio”.

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La Redazione

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