M. Salvia: “Mertens per sempre – Il diamante Ciro napoletano a vita”

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Non è un lupo a caccia di facili trofei come Gonzalo Higuain, non è un arrivista come Maurizio Sarri. E neanche un rassegnato per quanto affettuoso calcolatore, come alla resa dei conti si è dimostrato, buon per lui, l’ex eternamente azzurro capitan Marek. No, il nostro Dries Mertens è differente. Dries non è uno che ti frega. Dries è esattamente come sembra: un tipo scaltro certo, furbacchione e simpatico ma anche molto serio, uno spirito napoletano dentro il corpo di un folletto venuto dal Nord. Ma soprattutto uno che se dice una cosa è perché la pensa. E se la pensa non cambia idea. Dries l’aveva detto e se non l’ha detto ce l’ha fatto sempre capire, che il suo futuro lontano da Napoli non lo avrebbe saputo immaginare. E anche in questi fumosi giorni di lockdown, in questo tempo sospeso nel quale il mondo di prima ci è sembrato all’improvviso non avere più un senso compiuto, se una certezza ci era rimasta riguardava lui: Dries e la ginnastica al sole sulla terrazza di Palazzo Donn’Anna, Dries e l’elogio social ai medici impegnati nell’emergenza, Dries che dice i veri angeli siete voi all’infermiera che gli va a fare il tampone a domicilio, fino al bellissimo gesto di due giorni fa, quando ha invitato a casa sua il ragazzino bullizzato ai Colli Aminei, di Dries Mertens detto non a caso Ciro abbiamo cercato e trovato notizie che ce lo confermavano amico; una presenza rassicurante, il filo della genuinità, della semplicità dei gesti e della coerenza dei comportamenti che ci hanno aiutato a rimanere con i piedi per terra. C’era ancora un mondo, se Dries era ancora lì. C’era la bellezza unica del nostro panorama che ancora resisteva, finché gli occhi di questo ragazzo entusiasta continuavano a godersela, restituendoci l’orgoglio della nostra napoletanità. C’erano sorrisi, quelli rimasti sugli spalti del San Paolo la sera del suo storico gol al Barcellona, ad aspettarci, a dirci che ancora tutto può succedere.
Certo, come no, abbiamo sentito pure le voci che rimbalzavano da Londra, in questo eterno tempo di prigionia della gioia, e peggio ancora quelle «sicurissime» che circolavano a Milano: il Chelsea più che mai interessato, l’Inter che si fa avanti, il viavai di carte e documenti, tutto pronto si aspetta solo la firma, indiscrezioni, chiacchiere, ipotesi, quasi-certezze. Ma chi ci ha mai creduto. Qualcuno ha provato persino a fare la classifica dei tradimenti, a dividere il popolo dei tifosi come se non fosse bastato tutto quello che ci era già toccato, e come se davvero si potesse avere l’animo per questi giochini in un tempo così serio. Giusto per completezza, comunque, va detto che per Dries molti si sarebbero mostrati clementi, comprensivi, inclini al perdono: perché a un bravo ragazzo come lui non si può negare il sogno del contratto della vita, perché a un campione vero e ormai maturo che al Napoli ha dato tanto non si può non concedere la chance di vincere qualcosa, qualunque cosa, prima che sia davvero troppo tardi. Solite manfrine anti-Dela, non necessariamente infondate ma di sicuro non costruttive. Come se il Napoli non potesse più accontentarlo, come se a Napoli non si potesse mai vincere nulla. Quando invece proprio il pensiero opposto, a quanto si capisce, ha spinto la trattativa verso il suo approdo più naturale: dietro il sì di Dries al Napoli e alla «sua» Napoli c’è la scommessa di una squadra più volitiva, più lucida, più forte. Quella che non era più sotto la guida di Ancelotti, e che invece si stava profilando settimana dopo settimana da quando in panchina era arrivato Gattuso. La squadra un po’ sarriana forse – nel senso buono del termine – che senza Dries non sarebbe più la stessa, non avrebbe lo stesso sapore, lo stesso appeal e neanche le stesse possibilità di crescita in tempi brevi. È questa la posta in gioco, farsi trovare pronti, più e meglio degli altri, quando tutto ricomincerà: Dries-Ciro lo sa più di tutti, lui che adesso è più amato e rispettato che mai (restando a Napoli ha rinunciato a un po’ di soldi, scelta che gli fa molto onore in questo tempo buio) e del Napoli si è guadagnato, anche per tutto questo, i galloni del leader. Mertens Dries, in arte Ciro, da oggi nostro diamante per sempre: a questo punto della storia, la storia più incredibile e purtroppo drammatica che avremmo mai immaginato di vivere, siamo ancora in corsa per un sacco di cose e a te basta un gol per superare finalmente anche il cinese. Può andare solo meglio. Non vediamo l’ora di vedere quanto.

Factory della Comunicazione

A cura di Marilicia Salvia (Il Mattino)

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