Sabatino Durante (Ag. fifa): «Gaucci voleva Diego, così perse Ringhio»

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Quella storia di 23 anni fa, la “fuga” da Perugia a Glasgow per giocare con i Rangers, bruciava ancora a Luciano Gaucci, il primo presidente di Rino Gattuso, recentemente scomparso. «Io gli dicevo di fargli firmare il contratto da professionista perché rischiavamo di perderlo, ma niente: Gaucci pensava a Maradona». Sabatino Durante, agente Fifa perugino, ha tre grandi passioni sportive: boxe, calcio e tiro a volo. Nella primavera del ‘97, quando il giovane ragazzo di Calabria mollò il Perugia e volò in Scozia, era il consulente di Gaucci. «Molti anni prima mi avrebbe voluto come direttore generale del club, ma avremmo litigato se fossi diventato un suo dipendente. Meglio consigliere. E un giorno appunto gli consigliai di fare in fretta per Gattuso, che aveva intanto vinto lo scudetto con la Primavera ed esordito in prima squadra. Rino non aveva il contratto e sapevo che c’erano squadre straniere che gli ronzavano intorno. Gaucci si fidò di un dirigente federale, che però non conosceva il regolamento della Fifa e non sapeva che il giocatore poteva svincolarsi. E poi il presidente pensava a Maradona: voleva riportarlo in Italia e farlo giocare a Perugia. Rino andò ai Rangers e per me fu un grande dispiacere».

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Nel 1990, mentre il Napoli festeggiava il secondo scudetto e l’Italia si preparava per le notti magiche mondiali, il dodicenne Gattuso aveva lasciato la Calabria e si era trasferito a Perugia, dopo essere stato scartato dal Bologna. «Com’era arrivato Rino? Un nostro giocatore, Evangelisti, mi disse che un suo amico calabrese gli aveva segnalato due ragazzini bravi di quelle parti: uno era Gattuso, l’altro Sculli. Li segnalai a Giovanni Spinelli, responsabile del vivaio: Gattuso salì a Perugia e venne preso, Sculli saltò il provino per la febbre e venne poi tesserato dalla Juve», ricorda Durante. Rino trovò nella foresteria della società, a pochi chilometri dallo stadio Curi, un secondo padre. «L’allenatore Angelo Montenovo, umbro doc: lo seguiva in tutto. Gattuso aveva carattere già allora. Prima di una partita giovanile contro il Cesena era infortunato alla caviglia e un luminare come il professore Cerulli aveva detto che non avrebbe potuto giocare. Ma lui non lo ascoltò: diede un pugno a destra e un altro a sinistra alla caviglia infortunata, infilò la scarpetta e andò in campo. Fu il migliore. Dissi a Gaucci che avevamo noi il futuro centrocampista della Nazionale». Legò subito con il napoletano Riccio, diventato poi il suo vice. «Due fratelli, sempre insieme, anche nelle serate alla birreria Bratislava di Paolino Rinaldi. Una volta beccai Rino fuori orario nel locale ma non lo feci multare: era un ragazzo dal cuore d’oro e non lo avrebbe meritato», ricorda Durante,che il 22 dicembre del ‘96 era a Bologna per il debutto di Gattuso in serie A. «Ci trovammo a corto di terzini, lui giocò sulla fascia marcando benissimo Kolyvanov. Diventò il pupillo di Rapajc, che chiedeva a Rino di andare di nascosto a comprargli sigarette e patatine. Lo perdemmo proprio sul più bello: ma Gaucci pensava a Maradona…».

Francesco de Luca (Il Mattino)

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