Il Napoli non vuole fermarsi: non lo vuole De Laurentiis e anche Canonico

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Il medico del club azzurro che considerava«troppo precoce» la partenza il 4 maggio. Per une serie di motivazioni. Una di queste è «la difficoltà nel garantire rischio 0 di contagio per tutti, anche di figure non sotto la nostra responsabilità. Per cui diventa importante qualora o quando si decidesse di iniziare chiarire bene l’aspetto medico-legale della responsabilità».

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La chiave per tutti è chi risponde di una eventuale causa risarcitoria? I medici hanno tutti delle assicurazioni che coprono per i danni eventualmente da corrispondere a un atleta. Ma dirigenti, massaggiatori, magazzinieri, dipendenti del centro tecnico non rientrano in questa copertura. E a chi spetta rispondere in caso di positività.

Il Napoli è sulla stessa lunghezza d’onda, perché la responsabilità non è solo del medico ma anche dell’amministratore delegato (ovvero Andrea Chiavelli). Dunque? Servirebbe un medico del lavoro, ma non sarebbe sufficiente. Insomma, toccherebbe alla Lega o alla Figc farsi carico del rischio da «causa» per coronavirus. Se si vuole ripartire senza il veto dei medici è questo il punto chiave. Non solo del Napoli. Poi ci sono i dubbi. «Una app potrebbe aiutarci per seguire i giocatori, e le loro famiglie, quando non sono al campo». Fonte: Il Mattino

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