CALCIO GIOVANILE- Ecco perchè solo uno su mille ce la fa..

Approfondimento sul mondo del calcio giovanile

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Calcio Giovanile: anche i campionati di calcio giovanili sono fermi ormai da oltre un mese e mezzo e difficilmente si riprenderà a giocare.

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Una parola di appena cinque lettere ma in grado di cambiare per sempre la vita di chiunque, in qualunque parte del mondo e indipendentemente dalla professione svolta, e che da quel maledetto 21 febbraio scorso ha segnato una linea di confine .

E nel suo piccolo anche il mondo del calcio giovanile ha marcato una linea ormai definitiva calando il sipario sulla stagione 2019/20 con tutte le conseguenze immaginabili per l’intero sistema. E allora giornalisti, siti specializzati, o semplici appassionati come possono riempire le giornate di chi vuole leggere di calcio giovanile senza però avvalersi di risultati dal campo?

La naturale conseguenza è che nelle ultime settimane continuano a essere sfornati articoli che parlano di giovani calciatori destinati a diventare i nuovi Pirlo, Buffon, Gattuso o magari Cristiano Ronaldo. Intendiamoci non c’è nulla di male, anzi chi mi conosce sa che anche il sottoscritto ha spesso scritto pezzi su questi atleti anche se con l’unico scopo di regalare una fotografia del momento o un sorriso, ma l’amara verità è purtroppo notevolmente diversa.

Già perchè i numeri dicono che il salto dal calcio giovanile a quello professionistico è un privilegio concesso a un numero davvero esiguo di atleti, provocando la delusione e il dispiacere della stragrande maggioranza. Ma quali sono le reali cause di questo cut-off così sanguinoso e doloroso?

La prima cosa da dire, forse quella anche più democratica perchè legata alle scelte di Madre Natura, è che molti giovani calciatori bravi tecnicamente non riescono a completare uno sviluppo fisico tale da poterli trasformare in atleti professionisti.

Normalmente i veri problemi nascono intorno all’età di sedici anni, per qualcuno particolarmente talentuoso anche quindici, quando iniziano ad avvicinarsi alle “prede” i primi “squali”, procuratori in grado di promettere la luna e una carriera lungimirante in cambio di una procura fresca. Già perchè quello è spesso uno step cruciale per il prosieguo del proprio percorso quando iniziano ad arrivare le prime luci della ribalta e anche le prime attenzioni mediatiche.

Stiamo parlando di atleti giovanissimi e vulnerabili che dovrebbero essere protetti in una campana di vetro a tutela della propria fragilità e che invece sempre più spesso anche i club, in nome del Dio “Plusvalenza”, lanciano allo sbaraglio per poter salvaguardare il proprio bilancio.

Il timore è che che questa terribile pandemia mondiale possa accelerare ulteriormente nelle prossime sessioni di mercato un già avviatissimo processo di scambio di giovani calciatori al fine di garantire entrate fresche, mentre sono davvero pochissime e da apprezzare quelle che puntano a valorizzare e a tutelare il proprio patrimonio nel tempo.

Non intendo più soffermarmi sul ruolo dei genitori, limitandomi solo a ricordare che in un mondo spietato dovrebbero agire da vero esempio per i figli incoraggiandoli nei momenti peggiori e fungendo da pompieri quando l’entusiasmo travolge, ma c’è un ultimo aspetto da analizzare e chiarire magari con un esempio.

Se guardiamo la scorsa stagione certamente Gianluca Gaetano Vincenzo Millico sono stati tra i più forti in assoluto del campionato Primavera, ma sia il trequartista del Napoli che il centravanti del Torino hanno raccolto solo le briciole in questa stagione e certo non per mancanza di talento.

L’elenco potrebbe allungarsi a dismisura se ragioniamo anche sugli anni precedenti con nomi di ragazzi che avrebbero dovuto spaccare il mondo e allora forse sarebbe arrivato il momento di agire accompagnando questi giovani calciatori verso il professionismo attraverso dei tutor che possano aiutarli nella gestione, a partire sin dal ritiro estivo (che con ogni probabilità quest’anno dimenticheremo). Insomma avvalersi di figure professionali ad hoc, prive di interessi personali in quanto già pagate dai club, che possano prendere sotto la loro ala protettiva questi ragazzi e guidarli nella vita quotidiana verso il professionismo.

Queste piccole accortenze o suggerimenti non hanno certamente la pretesa di stravolgere la percentuale di successo, ma difficilmente potranno peggiorare i numeri attuali visto che purtroppo oggi davvero uno su mille ce la fa…

Marco Lepore

 

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