Questione Stipendi – La verità è che l’accordo è ancora lontano

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Si pensa al modello Juventus, ma quale? Quello comunicato alla Borsa, cioè le quattro mensilità tagliate, oppure quello illustrato da Chiellini ai rappresentati Aic delle squadre di A: uno stipendio cancellato in caso di ripresa (uno e mezzo se non si tornerà a giocare), il resto della cifra spostata sulla prossima stagione? Inutile dire che le società pensano alla prima soluzione, ma la verità è che l’accordo sugli stipendi appare ancora lontano, difficile da raggiungere un modus operandi univoco anche tra li stessi club, perché si parla di un taglio del 10% della cifra lorda annua se si tornerà a giocare e del 20% in caso di stop definitivo, ma ci sono anche quelli più “radicali” che chiedono la cancellazione delle ultime quattro mensilità, da marzo a giugno, per arrivare magari a pagarne una soltanto se il campionato finirà qui. Divergenza anche sulle modalità di pagamento: la A ha chiesto il congelamento delle ultime quattro mensilità per poi trattare con calma la decurtazione, senza avere sulla testa la spada di Damocle della messa in mora e dello svincolo. L’Aic ha risposto proponendo il congelamento della mensilità di marzo il cui pagamento, ai fini dell’iscrizione dal prossimo campionato, sarà spostato dal Consiglio Federale al 30 giugno. Questo sulla carta non basta a mettere a riparo i club dal rischio della messa in mora da parte dei tesserati che non l’abbiano riscossa: i tempi tecnici per ottenere lo svincolo ci sarebbero, ma dall’Aic ritengono improbabile che qualcuno imboccherà questa strada. Il mancato congelamento per quattro mesi, sostengono, è frutto piuttosto della scarsa fiducia nei confronti di alcuni presidenti che non hanno pagato neppure febbraio (a quanto sembra manca addirittura gennaio…) e che dichiarano di considerare chiusa la stagione perché pensano a risparmiare e non a far ripartire il sistema.

Factory della Comunicazione

CdS

 

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