Branchini (Agente): “Il taglio agli stipendi va fatto con misura”

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Un taglio degli stipendi dei giocatori è possibile se anche gli altri attori protagonisti del mondo del calcio reciteranno la loro parte. Giovanni Branchini, uno degli agenti più importanti d’Europa, ha aperto alla soluzione prospettata dai proprietari dei club di Serie A. 

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Branchini, come valuta la richiesta fatta dai presidenti di una decurtazione degli ingaggi dei calciatori? 
«Prima di entrare nel merito di questo discorso, credo si dovrà avere un quadro preciso di quanto accaduto. Quando potremo dire “è successo questo” e non “sta succedendo questo”, sarà possibile iniziare a fare valutazioni più precise. In linea di principio penso che le componenti del calcio saranno disposte ad aiutare, ma l’importante è che lo facciano tutte. Pensando al bene comune e non alla propria poltrona, al proprio orto o al proprio conto in banca. Quella che stiamo vivendo è una situazione anomala e atipica e se ne può uscire solo lavorando tutti insieme».

L’Uefa ha chiesto sacrifici a Federazioni, Leghe e club. Adesso tocca ai giocatori. Il principio fila?
«Non è che le Leghe e le società abbiano accettato volentieri questa richiesta anche perché Uefa e Fifa si sono arrogate nel tempo come per “diritto divino” di organizzare sempre più tornei internazionali che producono guadagni ingentissimi ma che hanno come attori protagonisti i calciatori, pagati dalle società. Ciò premesso, dico che il calcio è una grande famiglia e, quando sarà chiaro il danno complessivo, tutti faranno la loro parte. Così come adesso tanti, dai calciatori ai proprietari passando per i procuratori, anche se come il sottoscritto non amano renderlo pubblico, stanno aiutando con donazioni agli ospedali o alle Regioni, vedrete che anche dopo nessuno si tirerà indietro. Questo spirito di sacrificio non scomparirà se lo mostreranno tutti, ma proprio tutti i componenti della “famiglia” del pallone».

In caso di tagli non pensa che ci potrebbe essere una fuga dei top player dalla Serie A?
«No se sarà una misura presa con buon senso, condivisa e rispettosa della situazione. Tutto quello che stiamo vivendo ha consentito ai più di rivedere la scala dei valori. I calciatori non vivono sulla luna come qualcuno pensa».

I giocatori dunque secondo lei non sono preoccupati dai tagli?
«Se credete che stiano pensando a questa eventualità vi sbagliate. E’ legittimo che i club comincino a riflettere su come attenuare l’enorme danno che stanno subendo, ma i calciatori adesso sono concentrati su come tenere al riparo loro stessi e i familiari da questo virus. Un eventuale taglio dei compensi di giocatori, allenatori, dirigenti e agenti sarà accolto nel modo giusto e soprattutto condiviso se nascerà da valutazioni oggettive e non politiche».

Uno dei suoi assistiti, Cutrone, è stato colpito da Coronavirus. Come sta?
«Lo ha superato e ora si sente bene».

Quando Patrick le ha comunicato l’esito del tampone come ha reagito?
«Era già da alcuni giorni che aveva un po’ di febbre, ma non è stato mai davvero male, a parte qualche piccolo disturbo. Quando ha avuto l’esito del tampone era quasi uscito dall’infezione. E’ tutt’ora in quarantena, ma va meglio. Piuttosto sono preoccupato per Ogbonna: in Inghilterra questa vicenda l’hanno vissuta in maniera diversa rispetto ad altri Paesi e lì sono indietro…».

I procuratori che solitamente a primavera pianificano i grandi trasferimenti come stanno vivendo questo momento?
«Come i giocatori ovvero pensano alla salute dei loro cari. Quanto durerà il mercato non ce ne frega niente. Gli agenti onesti poi riprenderanno a lavorare bene; chi se n’è approfittato in passato continuerà a provarci con l’ispirazione o almeno con la connivenza dei club che amano lamentarsi ma non denunciano mai i farabutti». Fonte: CdS

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