Taglialatela: “Una sera Diego addentando un trancio di pizza…”

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L’ex portiere del Napoli, Pino Taglialatela, ha ripercorso alcuni episodi della sua avventura azzurra in un’intervista rilasciata a La Repubblica: Il ricordo più bello a Napoli? L’anno del primo scudetto. Mi allenavo con la prima squadra, feci il ritiro con Maradona e Careca. Mi bastava aiutare il magazziniere: quando andavano via tutti, mi capitava anche di parare qualche punizione di Diego. Essere la bandiera del Napoli è stato entusiasmante. Mio padre era di Giugliano: venne a Ischia negli anni 50, faceva il pittore. Conobbe mia madre e decise di restare qui. Da sempre tifosissimo del Napoli. E la prima volta che uscii dagli spogliatoi del San Paolo mi accorsi che avevo coronato due sogni: il mio e il suo”.

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Ha poi aggiunto: “Alle Maldive ho sempre preferito la mia barchetta e Ischia. Un anno, addirittura, ho attraversato il golfo tutti i giorni per andare ad allenarmi. Da solo, in barca. Al ritorno, ogni tanto mi portavo qualche compagno di squadra. Clima disteso, forse aiutava il fatto che non c’erano i social. Maradona è stato un campione non semplice da gestire. Poteva anche sbagliare nella vita privata, ma in campo non lesinava mai uno sforzo. Mai. A Napoli lo abbiamo visto solo al 50 per cento delle sue potenzialità”.

Infine: “Vigilia di Napoli-Parma, nel ritiro di Soccavo. Con Diego c’eravamo io, Crippa, De Napoli, Ferrara e Galli. Addentando il suo trancio di pizza con cipolla e tonno dello chef Maresca, mi chiese quanto guadagnassi. Gli dissi: 60 milioni all’anno. Iniziò a inalberarsi urlando “Luciano”!. Arrivò Moggi e lui gliene disse quattro. Io mi nascosi, temendo il peggio. Non dormii, l’indomani vincemmo 4-2. Il martedì Carmando mi annunciò che Moggi voleva parlarmi. Rimasi sotto la doccia due ore, rinviando un momento che temevo risolutivo. Mi disse: siediti e firma. Mi triplicò lo stipendio, rinnovando il contratto per 5 anni. Non vedo Diego dal 2017: quando prese la cittadinanza onoraria, lo portai a Ischia per una sera. Non lo seppe nessuno”.

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