Salvatore Bagni: “E’ la classica annata nera, ma ci sono stati diversi errori”

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Erano altri Milan-Napoli quelli che giocava Salvatore Bagni. Erano quelli che valevano la testa della classifica. Si trattava dell’ appuntamento con il grande calcio degli anni ottanta. Adesso, una sfida da metà classifica, tra squadre deluse. Non può che far tristezza. Dagli scudetti ad oggi…
«È accaduto due volte che ci giocassimo lo scudetto: la nostra vittoria al San Paolo con una magia di Diego che ci portò al tricolore. E quella della rivincita rossonera».
Il pilastro del centrocampo del Napoli d’oro contro l’Ancelotti milanista. «Erano sfide toste e decisive, noi avevamo Maradona e Careca, loro gli olandesi. E pensare che fummo noi a farli conoscere al mondo».
La famosa partita del primo maggio ’88? «Proprio quella. Se avessimo pareggiato, avremmo portato a casa un altro campionato. Vinsero loro e iniziò il ciclo di Sacchi, l’anno successivo andarono a vincere la prima coppa dei Campioni, poi l’Intercontinentale, le Supercoppe».
Sfumato quello scudetto, scoppiò la rivolta dello spogliatoio. «Altri tempi, altri personaggi, niente a che vedere con l’ammutinamento post-Salisburgo che è stato un grande errore».
Una cosa simile accadde con il presidente Ferlaino. Che parlava con Bagni, non con Maradona. «Mi riceveva nel suo studio di via Crispi di lunedì, aveva il timore delle gare facili. Dopo una sconfitta e prima di un big-match mi disse: dovete andate un po’ di giorni in ritiro. Risposi che poteva scordarselo, però gli promisi che avremmo vinto la partita successiva. E andò così».
Mette tristezza adesso questo Milan-Napoli che vale per la metà classifica. Colpa di chi? «Di entrambi. Più del Milan. Loro sono partiti con l’obiettivo già ridimensionato di arrivare cioè tra le prime quattro. E si trovano quasi in zona retrocessione».
Anche Ancelotti non è messo bene. «Troppe cose non hanno funzionato al meglio dall’inizio della stagione. È la classica annata nera, dove gira tutto nel verso sbagliato».
A cominciare dalle scelte di mercato. «Senza dubbio. Ancora oggi non riesco a comprendere perché sia stato acquistato Lozano. È un giocatore forte ma non può mai giocare spalle alla porta».
Deluso da Carletto? «Il più deluso è lui. Se in estate si è sbilanciato tanto sulle possibilità di poter competere per lo scudetto, significa che il primo a crederci era proprio l’allenatore. Era convinto che il Napoli avrebbe fatto finalmente il salto di qualità».
C’entra la questione del modulo? «Nella ultime partite della scorsa stagione, ha provato il 4-2-3-1. Nella sua testa aveva James Rodriguez e due esterni alle spalle di un’unica punta. Si è trovato un esterno in più, cioè Lozano, e senza il trequartista centrale».
Non la sta portando troppo alla lunga con il 4-4-2? «La squadra ha un’infinità di esterni, Callejon su tutti perché è il più indispensabile del gruppo. Elementi con queste caratteristiche ti spingono a giocare solo in un modo: tre a centrocampo e tre in attacco».
Che poi è lo storico marchio di fabbrica di questa formazione: domani può essere la volta buona? «Carlo non è un integralista ed è troppo intelligente per non cambiare: spero che inizi proprio dalla partita di San Siro».
Rischiano più loro o il Napoli? «Il Napoli ha tutto da perdere, non scherziamo. Il Milan non arriverà mai tra le prime quattro, Ancelotti invece dovrà sudare per finire terzo o quarto. Se non vince si allontana dalla Champions, il problema è che le altre non ti aspettano».

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Fonte: Il Mattino

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