Demetrio Albertini: “Ricordate il Liverpool, è quello il vero Napoli”

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Per Demetrio Albertini è sempre stata una missione, da calciatore ma anche da dirigente. Oggi guarda al futuro e infatti ha lanciato il corso per responsabili del settore giovanile a Coverciano. 
Il campo resta il primo amore: che serie A sta vedendo?
«Le impressioni iniziali rispecchiano un po’ quello che ci si aspettava. Inter e Juve sono lì dove dovevano essere».
E il Napoli?
«Forse è quella che è un po’ più indietro, ma siamo all’inizio. A questo punto della stagione pensavo potesse avere qualche punto in più. Ma sono rimasto colpito dalla grande prestazione da squadra matura contro il Liverpool».
E poi cosa è successo?
«Va tutto contestualizzato nel momento e l’aria che si respira fuori non è la stessa che si respira nello spogliatoio».
Qualcuno ha parlato di confusione da parte di Ancelotti.
«Non credo proprio. Per me il Napoli era una squadra matura anche prima della bella vittoria contro il Liverpool. Poi i tifosi sono così: immagino che dopo la vittoria sul Liverpool tutti fossero convinti di poter vincere lo scudetto… Questa è anche la bellezza del tifoso».
E i tanti cambi di modulo?
«Ha un suo valore fino a un certo punto, più di tutto conta l’interpretazione che danno i giocatori».
Ovvero?
«Se giochi con il 4-4-2 o 4-3-3, tutto dipende dall’interprete che hai sulle fasce. Credo molto nella convinzione nella squadra. Il modulo è un punto di partenza per sviluppare l’azione».
Fiducia in Ancelotti?
«Come si fa a non averne? Ha esperienza e se propone un tipo di modulo è perché è convinto da quello che vede negli allenamenti. In più ha una maturità calcistica come manager. Per me è stato un maestro sul campo».
Come valuta la gestione di Insigne?
«Carlo vuole fargli capire qualcosa. Lo sta stimolando. Credo che conosca il suo valore e non è il tipo da ripicche: è un allenatore maturo».
A proposito di allenatori: sono tornati Conte e Sarri in Italia, in quale stato è il calcio italiano?
«Il termometro per valutare il nostro stato di salute è dato dalle sfide in Europa e siamo assenti da troppi anni dai palcoscenici importanti. L’Inter ha fatto una bellissima partita a Barcellona, ma poi ha perso. In Champions si deve avere qualità e continuità. Non possiamo sottovalutare il fatto che altrove ci siano campionati molto competitivi: d’altra parte lo scorso anno sono arrivate in fondo 4 inglesi».
E poi c’è l’Europa League 
«All’inizio è una coppa economicamente un po’ a perdere, ma vale il rischio di andarsela a giocare. Perché fai fare esperienze importanti ai tuoi giocatori in ottica Champions».
Con Mancini in Nazionale è tornato l’entusiasmo.
«La cosa più importate è che abbiamo talenti di grande prospettiva e un grande senso di appartenenza. Poi mi auguro che possiamo fare bene all’Europeo anche se so che l’esito della competizione dipende dal livello fisico in cui arrivi. La Nazionale unisce sempre e penso che noi italiani siamo stati molto toccati dalla mancata qualificazione al Mondiale 2018».
Cosa ci manca?
«L’esperienza. Abbiamo tanti giocatori che hanno più presenze in Nazionale che nelle coppe europee con i club. L’esperienza internazionale è importante e non si compra».
Si è parlato tanto della maglia verde con la quale giocherà l’Italia contro la Grecia
«La maglia azzurra resta la maglia azzurra, ma questa, che è la terza divisa, è stata scelta per celebrare un momento particolare e assecondare delle scelte di marketing che oramai fanno parte dei tempi moderni. Credo sia sbagliato fare il paragone con la maglia azzurra».
Da ex milanista: come vede la situazione dei rossoneri? 
«Da fuori è sempre difficile poter valutare. Certo, non è stato gestito bene lo stato d’animo del tifoso. Sembra che ogni anno si riparta da zero».

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A cura di Bruno Majorano Fonte: IL MATTINO

 

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