Alemao: “Oggi recupero i tossicodipendenti. Maradona? Persona speciale. Allan al Psg? Oggi difficile trattenere i calciatori”

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Protagonista indiscusso di quella notte del 17 maggio a Stoccarda,  A distanza di 30 anni, infatti, il nome di Alemao è ancora tra quelli più saldamente legati ai cuori di tutti i napoletani. Dal 1988 al 1992, quattro stagioni e tre trofei (alla coppa Uefa ha aggiunto una Supercoppa Italiana del 1990 e lo scudetto della stessa stagione), un bottino che lo porta ad essere uno dei giocatori più vincenti con la maglia del Napoli. Eccolo ai microfoni de Il Mattino
Cosa fa oggi?
«Attualmente vivo in Brasile a Lavra, una città dello stato di Minas Gerais e ho un centro di trattamento di recupero per i ragazzi tossicodipendenti».
Trent’ anni dalla vittoria della Coppa Uefa: qual è il ricordo più bello che ha di quel giorno? 
«Il mio gol innanzitutto e poi la grande festa dei tifosi. Ricordo che quella fu una settimana indimenticabile dove i festeggiamenti si sono protratti ininterrotti».
Come ha vissuto l’avvicinamento a quella gara?
«Molto tranquillo, anche se sapevo che ci aspettava un appuntamento con la storia».
Cosa voleva dire giocare una finale con gara di andata e gara di ritorno?
«Tutto diverso rispetto ad oggi. Perché dovevamo tenere molta più concentrazione nella prima partita, ma allo stesso tempo essere attenti nella gestione delle energie in vista del ritorno. Non volevamo nemmeno scoprire tutte le nostre carte»
Inutile girarci attorno, lei è stato uno dei protagonisti assoluti di quella finale di ritorno a Stoccarda grazie al suo gol.
«Eh sì. Ricordo perfettamente tutta lo sviluppo dell’azione che è partita dietro scambiando passaggi con Careca. Poi ho toccato il pallone di punta e in questo modo la sfera ha assunto un effetto pazzesco, al punto tale da entrare in rete».
Le sue emozioni di quel momento?
«Senza dubbi è stato tutto molto speciale. Un qualcosa di indimenticabile. Penso che emozioni del genere siano letteralmente indescrivibili».
Cosa voleva dire giocare con Maradona?
«Un qualcosa di molto speciale, ti insegnava qualcosa ad ogni singolo allenamento».
Bianchi come vi ha preparato alle due partite di finale?
«Bianchi è stato molto importante. Anzi, credo che la sua tranquillità sia stata determinate per la nostra squadra e per il nostro successo».
Con chi era in camera la sera prima della gara?
«Non vorrei sbagliarmi, ma credo proprio che fossi con Careca».
E come avete trascorso quella notte in hotel a Stoccarda?
«Ricordo che c’era un bellissimo clima: tutti insieme con grande allegria»
Il ricordo più bello della sua esperienza a Napoli a cosa è legato?
«Ci sono stati momenti bellissimi sia dal punto di vista personale che dal punto di vista professionale».
Partiamo dai primi.
«Mio figlio che è nato in questa città meravigliosa. Ma anche i tantissimi amici che avevo».
E poi?
«Senza dubbi le tante vittorie conquistate indossando la maglia azzurra».
Nel tempo libero come viveva le sue giornate a napoletane?
«In compagnia degli amici godendomi le bellezze infinite che la città offriva quotidianamente. Diciamoci la verità: a Napoli era davvero difficile annoiarsi».
Ora c’è Allan. Si parla di un suo possibile passaggio al Psg, lei cosa gli consiglierebbe?
«Oggi il calcio è molto differente da quando giocavo io. Oggi è quasi impossibile mantenere un giocatore per troppi anni nella stessa squadra»

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