Inter/Napoli – Tifoso morto, indagato ultras napoletano

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Si stringe il cerchio intorno ai presunti responsabili dell’investimento di Daniele Belardinelli, l’ultrà del Varese morto poi in ospedale la sera del 26 dicembre nei pressi di San Siro, dove stava per disputarsi la partita tra Inter e Napoli. A causare il decesso furono le gravissime ferite riportate dopo che un’auto che faceva parte della carovana di tifosi azzurri lo travolse nel pieno di un’aggressione ordita da gruppi di teppisti tifosi che pianificarono un vero e proprio agguato ai supporters napoletani in trasferta nel capoluogo lombardo.
LE INDAGINI-A oltre tre mesi da quella tragica notte l’inchiesta della Digos, coordinata dall’aggiunto Letizia Mannella e dai sostituti Rosaria Stagnaro e Michela Bordieri, sarebbe ad una svolta. Dalle immagini di alcuni impianti di videosorveglianza stradale gli inquirenti si erano sin dal primo momento soffermati su una sola auto, una Renault Kadjar nera; il filone investigativo scaturito dalla morte di Belardinelli alla fine ha portato all’iscrizione nel registro degli indagati di un 38enne di Napoli, Fabio Manduca.
SCENA MUTA-Ieri l’uomo – che sarebbe vicino agli ambienti del tifo ultrà della Curva A del San Paolo – è stato prelevato da due agenti della Digos della Questura di Napoli che, su mandato dei pm milanesi, lo hanno scortato fino a Milano per essere ascoltato dai magistrati. Manduca, a quanto si apprende dal suo difensore di fiducia, l’avvocato Dario Cuomo, si è però avvalso della facoltà di non rispondere, prerogativa riconosciuta agli indagati dal codice di procedura penale.
LE PERIZIE-Ma torniamo alle indagini, complesse e delicate. Dal fitto riserbo degli inquirenti emergono indiscrezioni e nuovi particolari: nelle analisi in corso avviate tra giovedì e ieri dagli esperti nominati dal giudice per le indagini preliminari Guido Salvini sono state «scartate» le altre cinque autovetture finite nel mirino e sequestrate. L’attenzione si è definitivamente concentrata sulla Kadjar nera, a bordo della quale avrebbero viaggiato quattro persone: e sarebbe proprio quello il veicolo che, secondo l’accusa, avrebbe centrato in pieno e travolto l’ultrà. L’auto, stando ai rilievi effettuati alla presenza dei consulenti delle difese, presenterebbe segni compatibili con l’investimento. La relazione finale, con analisi genetiche, dovrebbe essere depositata non prima di giugno.
IL RICORSO-Ma torniamo alla giornata di ieri e all’intervento degli agenti della Polizia di Stato che hanno accompagnato Manduca a Milano. Il 38enne indagato per omicidio volontario è stato portato da Napoli in Questura a Milano con un provvedimento di «accompagnamento coattivo per interrogatorio», ma – come detto – ha scelto di non parlare, come aveva già fatto quando era stato convocato il primo marzo scorso. «Abbiamo già presentato un esposto alla Procura generale di Milano per evidenziare questo abuso a cui è stato sottoposto il mio assistito e la violazione del diritto di difesa», ha spiegato il legale di Manduca, l’avvocato Dario Cuomo, chiarendo che l’indagato ieri «è stato messo su un treno a Napoli da due agenti che l’hanno portato a Milano, si sono fatti spendere soldi per niente allo Stato, quando già la Procura sapeva che si sarebbe avvalso della facoltà di non rispondere». Il legale ha affermato che «devono essere rispettate le garanzie minime del diritto di difesa, previste dal codice, le prove le deve portare l’accusa e poi depositarle».fonte: Il Mattino

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