Marolda: “Maledetto Liverpool. Dopo quella gara troppo timidi”

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L’opinione di Ciccio Marolda sul Corriere dello Sport:

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“Maledetto Liverpool. Ma in senso buono, se ne esiste uno. Perché è stato proprio là, in Inghilterra, che è cambiato il corso della storia. L’aveva capito subito Ancelotti che quella ingiusta uscita dalla Champions avrebbe potuto intimidire i suoi. Per questo indicò immediatamente l’Europa League come antidepressivo. Ma è servito a poco. Molte certezze della squadra si sono squagliate quella notte a Liverpool e appena appena sono ricomparse ieri tra i timori e sofferenze contro l’onorevole ma disarmatissimo Bologna. Almeno questo, certo, ma bisogna ancora capire che cos’è successo. Perché le gambe avevano (e hanno) smarrito molte ispirazione e – calcisticamente parlando – perché i cervelli di parecchi erano (e sono) diventati trasparenti.
Due numeri giusto per capire. Per il Napoli nelle ultime cinque partite (Liverpool, Cagliari, Spal, Inter e Bologna) tre vittorie e due sconfitte con cinque gol fatti e quattro subiti; nelle cinque precedenti al Liverpool, invece (Genoa, Chievo, Stella Rossa, Atalanta e Frosinone), quattro vittorie ed un pareggio, undici gol fatti e tre subiti. Ecco perché: maledetto Anfield. Come se il peso di quell’impegno fallito avesse schiacciato le evidentemente ancora fragili personalità di questi giovanotti. In un niente, infatti, differenti l’autorevolezza e la forza messe in campo e di conseguenza differenti il gioco e i risultati.
Perché? Possibile che una delusione, ancorché rovente e tormentosa come l’uscita dalla Champions possa aver combinato questo guaio o c’è un messaggio da cogliere dietro questo non felice segmento di partite? Probabilmente c’è un messaggio. Cioè: che questa squadra ancora non ha solide basi di campioni. Buoni e ottimi giocatori tanti, certo, ma campioni quanti? Esempio: in quanti potrebbero giocare titolari nelle sei o sette squadre più forti ed ambiziose di questa Europa del pallone? Koulibaly, sicuro. E poi chi altro? Allan rivelazione delle ultime stagioni? Può darsi. E poi? E poi si fa fatica a trovarne un terzo. Troppo poco per una formazione che vuol guardare molto avanti e giusto quanto basta per far dire che forse è già gran bella cosa quel che ha fatto e sta facendo. Ma è chiaro: per vincere il Italia e per mettere il naso in Europa come Dio comanda serve assai di più. Serve più gente di sperimentata esperienza e qualità. Perché, si sa, non è infinito il sangue che si può cavare dalle rape. Senz’offesa per nessuno, si capisce”.  Fonte: CdS

 

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