Gazzetta – La dolce vendetta del Calcio Femminile. Giampiero e Roberto restano a casa

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Il grande sberleffo. Milena al Mondiale ci va, Giampiero&Roberto stanno a casa. Dicono che le donne siano capaci di straordinarie perfidie: questa colorata di azzurro è un colpo di una geniale regista (sono certo che sia una lei) dal sapore dolcissimo. Il milione e duecentomila tesserati maschi affidano a una pattuglia di giocatrici l’onore del calcio italiano. Volete rispolverare il po-popo-po-po? Declinate il vostro tifo al femminile. Nell’occasione festosa verranno amnistiati i peccati capitali di chi non ha mai creduto nel calcio delle donne, accompagnando talvolta le proprie critiche retrò con sarcasmi o peggio. Si richiede una sola penitenza: suggeriamo di portare anche le figlie allo stadio e al campo, se si manifestano desideri spontanei.

Ricordate? Era necessario solo un unico golletto ai non irresistibili svedesi per andare in Russia. Niente da fare. Anche alle azzurre serviva la vittoria per mettere al sicuro la qualificazione: in 10 minuti contro il Portogallo la pratica era archiviata. Con gli uomini fatichiamo a pressare alto, spesso preferiamo mettere dentro cinque difensori e fuori il miglior giocatore del momento. Le azzurre, chissà perché, chissà come, soffocano le avversarie aggredendo ogni pallone, si aiutano, sorridono, soffrono e non mollano un metro. Sono le eroine di un movimento di sole venticinquemila praticanti, purtroppo in controtendenza numerica rispetto all’esplosione del calcio femminile in quasi tutto il mondo. Con l’ingaggio di un solo giocatore Vip di una delle nostre squadre di vertice si tiene in piedi l’intero campionato italiano delle donne.

Ma non chiamatelo miracolo, perché il nostro calcio femminile esprime da anni grandi giocatrici e veri personaggi, da Morace a Panico. Gente che ha sempre lavorato duro, armata di passione e voglia di giocare, dovendo suo malgrado risalire la corrente di pregiudizi e discriminazioni. Oggi, a distanza di 19 anni dall’ultima qualificazione ai Mondiali, si raccolgono i frutti dell’impegno di tante sorelle d’Italia, che hanno dovuto dribblare, prima delle avversarie, i preconcetti di tanti, troppi. Vengono premiati oggi gli sforzi recenti di quanti, anche all’interno dell’istituzione calcistica, hanno capito il potenziale dell’altra metà del pallone. Credo li rappresenti tutti Michele Uva, lungimirante direttore generale della Federcalcio. Le parole elogiative di Costacurta avranno chiarito a molti una verità evidente: il calcio non ha sesso. Spesso ci si chiede come il nostro movimento nel suo complesso possa risollevarsi dalla profonda crisi: un’indicazione sicura sono le donne. Sulle tribune, in campo, in posti di responsabilità. Po-popo-po-po…

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