Il punto della situazione – di R. Muni: “Contro tutti quanti”

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Era il 4 gennaio del 1987 ed il Napoli capolista cadeva in casa della Fiorentina per 3 a 1, consentendo all’Inter di agguantare la squadra di Ottavio Bianchi in vetta alla classifica. A fine partita, Diego Armando Maradona affermò, senza usare mezzi termini, di aver capito che il Napoli stava giocando ‘contro a tutti quanti’. L’incredulo Marcello Giannini, cercò conferma di aver capito il senso di quell’affermazione prima di chiosare dicendo ‘chi vuol capire capisca’. Sono passati più di trent’anni da quel 4 gennaio ma nulla sembra essere cambiato. Anche oggi, come allora, di fronte ad una squadra brillante, che cerca di colmare il gap con le potenze del nord attraverso la grande determinazione, il sistema italiano del calcio cerca di tenere in vita squadre a fine corsa, mettendo i bastoni tra le ruote della squadra partenopea, sicuramente meno smaliziata rispetto alle compagini a strisce e, pertanto, più vulnerabile e meno impermeabile di fronte a questi feroci attacchi mediatici. Per continuare il parallelo con il campionato 1986/87, all’epoca era proprio il pibe de oro e le sue presunte bizze ad offrire materiale sufficiente per muovere attacchi mediatici. I presunti pessimi rapporti con il tecnico Bianchi ed alcuni compagni di squadra erano materiale di discussione molto simile all’aria fritta. Nel 2018, aprendo i mezzi di informazione, molto più numerosi rispetto agli anni ottanta grazie all’avvento di internet, ci accorgiamo che gli attacchi mediatici nei confronti del ciuccio si basano su due filoni: i napoletani in nazionale ed il futuro di Maurizio Sarri che oggi rappresenta quello che all’epoca rappresentò il D10S. La nazionale del nuovo corso (affidato a Di Biagio solo temporaneamente?) ha rimediato l’ennesima sconfitta, in amichevole contro un’Argentina a mezzo servizio poiché priva di Leo Messi e la colpa, secondo alcuni autorevoli quotidiani, sembra essere esclusivamente di Insigne e Jorginho. La cosa che infastidisce di più non è il giudizio negativo assegnato ai due calciatori di Sarri, bensì l’attacco diretto alla squadra partenopea ed alla filosofia di gioco che tanti riconoscimenti ha ricevuto, il sarrismo. Affermare che sono bastati Shakhtar e Lipsia per spazzare via il talento di Insigne, adatto solo nel 4-3-3 e che Jorginho sembra funzionare solo nel Napoli contro avversari di modesto valore, significa voler colpire il Napoli, fregandosene della nazionale italiana. Chi critica i due napoletani dimentica, essendo in mala fede, che Insigne e Jorginho non erano nemmeno presenti durante la debacle che ha portato all’esclusione dal prossimo mondiale di Russia salvo che sporadicamente il Magnifico in versione terzino fluidificante aggiunto, mentre Jorginho solo nel ritorno dello spareggio contro la Svezia. La situazione però è grottesca poiché se da un lato si cerca di smontare il Napoli, sminuendo il grande lavoro del tecnico di Figline, dall’altro si cerca di esaltarlo per giustificare il presunto interesse di alcune squadre, tra cui una fantomatica italiana, pronte a fare follie pur di accaparrarsi la sua guida tecnica. Premesso che il contratto di Sarri non è prossimo alla scadenza, il teatrino montato ad arte è così articolato: si stabilisce una data per il presunto incontro tra il patron Aurelio De Laurentiis e Maurizio Sarri, in cui stabilire le condizioni per il rinnovo contrattuale. Una volta passato il momento senza che, come è logico che sia, ci sia stato alcun incontro, si ipotizza un reciproco tentativo di evitarsi. Le squadre interessate a Sarri si fregano le mani, affacciate alla finestra e pronte ad offrire i soldi della clausola all’avido don Aurè e assegni in bianco al tecnico nativo di Bagnoli. I Sarri’s boys, privi della loro guida, sarebbero già accasati altrove e la tifoseria napoletana trema al solo pensiero di vedere smontato un giocattolo tanto bello quanto indigesto agli altri. Parafrasando un politico della prima repubblica, verrebbe da dire che il sarrismo logora chi non ce l’ha ed è proprio nelle pieghe di tanto nervosismo e delle fatiche europee della Juve, che l’impresa titanica potrebbe compiersi anche se, è bene ricordarlo, tale impresa non potrà prescindere dalla prova più difficile di tutte, in programma il prossimo 22 aprile. A tale proposito, cosa si inventeranno per far giocare il Napoli dopo la Juve anche nello scontro diretto? Ironia a parte, la storia si ripete ed anche nel 2018 sono di grande attualità le parole che Diego pronunciò quel 4 gennaio di oltre trent’anni fa: il Napoli sta giocando ‘contro a tutti quanti’. Per completare il parallelo con il campionato 1986/87 auspichiamo lo spesso epilogo con un altro capo carismatico a guidare la rivolta degli scugnizzi azzurri: Maurizio Sarri. Avanti Napoli, Avanti!

Factory della Comunicazione

Riccardo Muni

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