Reina e Handanovic raccontati da Nista: “Pepe è un ‘latino'”

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Reina e Handanovic, le mani sul campionato e un punto in comune:

Alessandro Nista. L’ex portiere di Pisa ed Ancona, e ex preparatore di mostri sacri quali Buffon e Julio Cesar, attualmente è nello staff di Sarri e va annoverato quindi tra i segreti di questo ottimo avvio di stagione di Reina. Nelsuo passato interista, però, Nista ha lavorato con Handanovic e lo ha visto crescere. Domani sera sarà all’«angolo» dello spagnolo, ma avrà logicamente un occhio di riguardo anche per lo sloveno.

Qual è la caratteristica che accomuna Reina e Handanovic? «La grandissima professionalità. Da entrambi ho ricevuto molto, più di quanto io posso aver dato loro attraverso gli allenamenti quotidiani anche perché parliamo di ottimi interpreti delruolo, tra i migliori del panorama internazionale».

Nello scorso weekend di campionato sono stati decisivi: cosa ha provato vedendo le loro parate su Fazio e Bonaventura? «Con Pepe ovviamente c’è la condivisione della gioia per un intervento che ha permesso alla squadra di vincere e che in qualche modo è il coronamento del lavoro settimanale che svolgiamo insieme. Quando ho visto Samir respingere quella conclusione ravvicinata in un momento chiave del derby sono stato contento per lui, se lo merita».

Tecnicamente, cosa raccontano queste due parate di Reina e Handanovic? «Sono la fotografia delle loro capacità: Pepe ha una esplosività fuori dal comune e così è arrivato a toccare quel colpo di testa indirizzato all’angolino, Samir invece ha doti fisiche incredibili che gli permettono di andare giù con una velocità unica».

Loro hanno dato tanto a lei, ma lei cosa ha insegnato a questi due portieri? «Handanovic è arrivato all’Inter per fare il grande salto e ci è riuscito, io l’ho visto migliorare tecnicamente e sotto il profilo della personalità. Con Reina, invece, mi sono confrontato con un portiere già maturo, ho lavorato soprattutto sui suoi punti di forza per cercare di consolidare le certezze figlie della sua esperienza».

Caratterialmente sembrano diversi: è solo un’impressione? «No, però sono entrambi molto forti proprio dal punto di vista mentale. Handanovic ha la capacità di isolarsi anche nei momenti difficili, non a caso negli ultimi anni poco felici dell’Inter lui è sempre stato ottimo protagonista nonostante magari i risultati di squadra non fossero dei migliori. Reina, invece, è “latino”, lascia trasparire di più le sue emozioni e si fa coinvolgere dalla causa comune al punto da diventare il leader del gruppo. Dà tanto ai compagni in campo e fuori».

Una gioia e un rimpianto legati a Reina e Handanovic? «Sono felice di aver vissuto accanto a Reina il suo rientro nella nazionale spagnola. Quando con Sarri siamo arrivati a Napoli, lui era reduce da una stagione sfortunata al Bayern e anche in azzurro l’anno precedente non aveva giocato sempre. Si è rimesso in sesto dal punto di vista fisico e ora è in smaglianti condizioni di forma. Il rimpianto è legato a Handanovic perché un portiere straordinario come lui avrebbe meritato di vincere qualcosa a livello di club e invece non ci è ancora riuscito».

L’ultima è sui loro vice: quanto è difficile vivere all’ombra di portieri così? «Non è facile, questo è certo, perché Reina e Handanovic sono abituati a giocare sempre. Bisogna saper indossare il vestito del “secondo”, che oggi è un po’ fuori moda. Però, allenandosi con loro si può migliorare molto così da farsi poi trovare pronti quando si viene chiamati in causa o quando si vanno a fare altre esperienze».

Fonte: gazzetta

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