Gianluca Grava: “Nel torneo di Viareggio vogliamo migliorarci. Zerbin e Leandrinho sono umili ed intelligenti”

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Esiste un punto, lungo il cammino verso il sogno, in cui il traguardo appare più nitido: ogni istante ha un sapore particolare, s’inchioda alla mente e non va più via. Il Torneo di Viareggio è un contenitore d’emozioni e sguardi, volti e statistiche. Il Napoli lo ha vinto solo nel ’75 (trionfo sulla Lazio) e per altre quattro volte s’è arreso in finale (l’ultima nel ’91 con la Roma) accontentandosi di quel che restava, imparando ad apprezzare l’esperienza vissuta e poi protetta, guardando al futuro con fiducia esattamente come oggi, alle porte della 69ª edizione, facendo scorta di filosofia e fantasia, quasi giocando con il destino, fissando un punto all’orizzonte – dicasi obiettivo – per poi immaginare di superarlo o anche solo provarci, senza rimpianti. Gianluca Grava, responsabile del settore giovanile azzurro, sceglie di ripartire dal 2015: «L’eliminazione ai quarti di finale contro il Verona ai rigori fu immeritata. Ecco, il nostro obiettivo sarà quello di far meglio rispetto all’ultima volta».

 

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Cos’è giusto aspettarsi da questa esperienza?  «Crescere come squadra puntando alla valorizzazione dei singoli. Faremo una bellissima figura, abbiamo la certezza di essere un gruppo importante che a gennaio s’è ulteriormente rinforzato con tre innesti di valore: Zerbin, Leandrinho e Marie-Sainte». 

L’impatto dei primi due è stato notevole: già tre gol per Leandrinho e uno per Zerbin.  «Alle qualità fisiche e tecniche hanno unito l’umiltà e l’intelligenza nel saper farsi accogliere in squadra. Si sono integrati alla grande e il gruppo ha favorito il loro inserimento. Sono acquisti di prospettiva selezionati per la prima squadra, in questi mesi cresceranno con Saurini e ci daranno una grossa mano». 

Tornando al Viareggio: si parte oggi, alle ore 15, contro gli argentini del Deportivo Camioneros.  «Al di là del valore dei nostri avversari (nel girone del Napoli anche Bari e Rappresentativa Serie D) i ragazzi sanno benissimo che possono giocarsela alla pari con tutti e che la maglia azzurra va onorata sempre, senza distinzioni di categoria e manifestazioni. L’importante è essere umili e avere sempre rispetto per gli avversari, mai paura. Solo il campo ci dirà chi siamo». 

A proposito di manifestazioni: cos’è stata, per voi, la Youth League?  «La sensazione di essere nel posto giusto. Quello è calcio vero, autentico, vissuto a contatto con realtà importanti che hanno aiutato i ragazzi a crescere soprattutto in mentalità. E’ stata un’avventura molto formativa arrivata grazie alla qualificazione in Champions della prima squadra. Speriamo di esserci anche l’anno prossimo». 

Focus campionato: tre vittorie consecutive, sesto posto, play off a un passo.  «Rispetto allo scorso anno abbiamo accumulato maggior esperienza. L’organico è composto da ’98-’99 importanti, due ’97 che fanno da chioccia ai più piccoli (Granata e De Simone) e a gennaio abbiamo anche inserito un 2000 (Gaetano) che è già sotto contratto con il Napoli». 

Tanti dei vostri giovani si stanno allenando con Sarri a Castel Volturno.  «Sì, a turno più di un giocatore è quasi fisso in prima squadra. Oltre a essere una possibilità, per loro è una gran fortuna: al fianco di campioni simili si impara e si rubano tanti segreti. Altri invece si acquisiscono con il tempo». 

Tipo? «L’umiltà, la disponibilità, la voglia di sacrificarsi. A quest’età bisogna capire che per arrivare in alto esiste una sola strada: il lavoro. Molti sono convinti di essere già grandi, è così che va il mondo, ma noi abbiamo il dovere di spiegare a ognuno di loro che nel calcio non esistono scorciatoie e ogni partita va affrontata come una finale». 

Fonte: CdS

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La squadra del settore giovanile più competitiva è quella dei 2003. Uno dei risultati? Hanno battuto nel Torneo Internazionale di Roma sia i padroni di casa che la Juve.

 

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