Ciccio Marolda sul CdS: “Un sorriso per una città ‘ferita’”

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Lìopinione di Ciccio Marolda:

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La prima senza più la Champions nei pensieri. Senza più l’Europa nella testa. Rimpianti? Guai se non ce ne fossero. Pochi, però. Perché il Napoli dalla Champions ne è uscito con la coscienza e i conti a posto. E, comunque, scambiando alla fine la maglia col Real un giuramento se l’è fatto: rientrare subito, immediatamente, in quel giro che assicura molto prestigio e a tutti i protagonisti anche moltissimo danaro. La strada? Ovvio: il campionato e quel secondo posto che contrariamente al terzo mette al sicuro anche da rischi e patimenti. Ma rispetto al passato c’è una differenza: quel secondo posto che ieri era un obiettivo, ora diventa un obbligo, una necessità. Per questo la stagione cambia. S’accorcia. S’arroventa. Questo, infatti, adesso diventa un campionato in dieci passi, in dieci partite tutte hard e tutte ugualmente decisive. E allora, quel che serve è un’altra striscia vincente e stavolta anche salvatutti. Ed è qui che al Napoli, ancor più di quanto non sia accaduto sino ad ora, non può mancare il contributo determinante dell’allenatore. Perché d’ora in avanti, assieme a tante cose magari scontate e comunque assai importanti, fondamentale sarà il dosaggio delle forze, la salute dei muscoli, l’equilibrio testa-piedi o, come diceva lo zio Vuja, la capacità di correre un metro più e meglio di chi sta dall’altra parte. Insomma, quella che in tre parole si chiama “gestione della rosa”, che è poi una delle regole base per essere un buon allenatore. Si dirà che già contro il povero Crotone – e forse pure prima – è cominciato questo “chi entra e chi riposa”, ma è la verità? A sentire gli interessati non v’è dubbio, ma se così è, perché Callejon che da un po’ non sembra brillare come prima ha giocato un’altra volta e per giunta è rimasto in campo per tutta la partita? Boh. Chissà. Una ragione ci sarà, ma per adesso sfugge. Non sfugge, invece, la crescita costante, la maturità tecnica, la consapevolezza anche tattica raggiunte da Lorenzinho che per il futuro si candida a centro di gravità di questa squadra. Squadra che ieri ha avuto un merito che va anche ben oltre quei tre gol e quei tre punti: ha restituito, infatti, tranquillità e sorrisi a un angolo di città che appena ventiquattr’ore prima, in quelle stesse strade e piazze, non respirava aria di felicità, bensì l’insopportabile tanfo di lacrimogeni e violenza. Da così a così. Da un giorno all’altro Fuorigrotta è passata dalla follia della guerriglia mascherata e delinquente all’invasione festosa, colorata e coinvolgente di ragazzi e ragazzini in maglia azzurra. Ecco, assieme ai gol di Insigne e Mertens, assieme a due rigori senza macchia e senza sospetti, è questa l’immagine migliore che lascia quest’appuntamento. Questa è la forza bella del pallone che diventa valore da tenere caro. Ma queste, si sa, sono altre storie. 

Fonte: CdS

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