IlTalentonline – La scalata del K(ovalenko)2

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“Ho deciso di fare questo lavoro tanto tempo fa, togliendo dalla mia vita molte cose che avrei potuto concedermi facilmente. Non credo che ci sia altro da fare se vuoi arrivare lontano. Resistere alle tentazioni? Non è un problema se sai quali sono le tue priorità”. Parole e pensieri di Viktor Kovalenko, grande promessa del calcio ucraino. Classe 1996 sulla carta d’identità, 20 anni che sembrano aumentare ad ogni parola per la maturità con cui si esprime. Come la velocità è niente senza il controllo, allo stesso modo il talento finisce per spegnersi senza una forma mentis alla sua altezza. E’ così sempre e da sempre, molti però non l’hanno capito e finiscono per rendere vano lo sforzo di madre natura. Non è il caso del ragazzo di Kherson, per fortuna. Se ne accorsero per tempo sia la Dinamo Kiev che lo Shaktar Donetsk, Viktor optò per i neroarancio quando aveva soltanto 11 anni. Allievo dell’accademia dal 2008 al 2013, poi arriva il suo momento tra i grandi: Shaktar – Poltava di coppa nazionale del Kovalenko 127 ottobre 2014, cui seguirà la prima apparizione in campionato contro il Vorskla a febbraio. L’annata 15 – 16 è praticamente la sua, e il motivo è presto detto: ha raggiunto le 33 apparizioni tra campionato, coppe ucraine, Champions ed EL. Realizzando l’assist decisivo per la vittoria in Supercoppa d’Ucraina contro la Dinamo Kiev, altri 4 passaggi vincenti e 3 gol. Ma, più di tutto, va evidenziato il titolo di capocannoniere, con 5 marcature, nella Coppa del Mondo U20 disputata in Nuova Zelanda. Parliamo di un trequartista freddo sotto porta, dallo scatto perentorio e dall’ottima struttura fisica longilinea. Piede destro, micidiale nel calcio violento e raffinato in quello a giro. Attacca costantemente lo spazio senza palla, gestisce in maniera limpida e senza fronzoli la sfera e garantisce una presenza fissa in area. Deve migliorare la fase passiva del suo calcio in quanto troppo poco continua e lavorare sull’empatia, attualmente bassa quando si tratta di leggere le intenzioni del compagno. Mezzapunta atipica per l’attitudine a cercare la porta piuttosto che l’ultimo passaggio, è esuberante fisicamente e fa viaggiare la palla a dovere quando c’è da imbeccare l’uomo in verticale. Joyce diceva che domani saremo ciò che oggi abbiamo scelto di essere: Viktor ha deciso di scalare la montagna dei suoi sogni.

Factory della Comunicazione

a cura di Francesca Flavio

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