Negli spogliatoi c’è il sergente di ferro, il gestore, il maestro e poi c’è Sarri

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Ognuno ha i suoi metodi, ognuno fa parte del gruppo in maniera personale. C’è il sergente di ferro, il maestro, chi sceglie di gestire, chi mantiene le distanze e poi c’è Sarri. Che il segreto del tecnico toscano, oltre la disposizione sullo scacchiere, fosse il suo modo di entrare in relazione con i calciatori, si è ormai reso evidente. Lo si vede in maniera cristallina dai sorrisi di Higuain, dalla personalità acquisita da Koulibaly, dalla metamorfosi di Jorginho. No, non può essere solo frutto di una posizione in campo…Del modo con cui interegisce con gli atleti ha parlato oggi al Corriere dello Sport:

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Cosa dice ai giocatori per preparare la partita? «Dipende da come percepisco lo spirito del gruppo. Se li vedo tesi, contratti, nervosi dico loro di divertirsi. Se vedo che affrontano una partita sottogamba cambio registro. La prima cosa è far prendere fiducia in se stessi e nel gruppo ai giocatori. La psicologia collettiva è importante come lo è seguire, senza intrusività, ogni atleta. Nella psicologia e nella concentrazione di un calciatore contano molti fattori, anche quelli extra calcistici. Un allenatore non è solo un tecnico è anche un uomo. E talvolta deve essere fratello, amico, padre».

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