Zeman su Sarri: “Siamo diversi, ma mi piace molto. Ora il Napoli ha due elementi che lo rendono vincente”

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Zeman è il profeta del 4-3-3, moduo che sta portando al successo il Napoli di Sarri, e spesso si tende ad accomunare questo modulo senza tener conto delle diversità…Analogier tra il profeta boemo e il tecnico azzurro?

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Con il 4-3-3, il modulo zemaniano: il sistema di Sarri è come il suo? «Non so. Il 4-3-3 non è sempre lo stesso, dipende dalle caratteristiche dei giocatori e dalla loro disposizione in campo. Adesso sono lieto di vedere Hamsik che gioca da mezz’ala, come faceva con me a Brescia: ha ritrovato un ruolo preciso. E mi fa piacere vedere cheInsigne sia tornato a fare l’attaccante, anziché giocare da terzino, a inseguire  l’avversario».

A Sarri l’accomuna il 4-3-3 ma anche la sigaretta. L’allenatore del Napoli dice che soltanto Zeman fuma più di lui. «Il fumo…Ma a chi interessa quanto fumo io o Sarri?».
Fuma, però: ne ha già accese quattro al tavolino del bar. «Ma io per caso chiedo a lei quanta pasta mangia al giorno?».
Il suo Cagliari vinse a Empoli, contro Sarri, per 4-0 nello scorso campionato: un successo da ricordare.
«Parliamo del presente. Conosco Sarri come grande lavoratore e chi lavora arriva ai risultati. Lui ha avuto qualche difficoltà all’inizio, ma è normale: aveva bisogno di conoscere i giocatori a disposizione e gli spazi in cui agire. Sono problemi che ha risoltoe si vede dalla situazione di classifica».
Sacchi si rivede in Sarri. E Zeman? «Mi piace come lavora, ma siamo diversi».
De Laurentiis lo ha sostenuto dopo il difficile avvio, con due punti in tre partite: la società non ha creato pressioni sul tecnico. «Ma a Napoli c’è sempre pressione».
Come mai un allenatore così preparato è arrivato a 56 anni in una grande piazza? «Credo che Sarri sa quello che fa e lo ha fatto sempre».
Sono i giocatori a fare la fortuna di un allenatore? «Dipende. A volte è così, altre il contrario».
Per Napoli è arrivata, dopo un quarto di secolo, l’occasione per vincere lo scudetto? «Ha la possibilità, come altre. La base c’è. Bisogna trovare quella continuità che in altre stagioni il Napoli non ha avuto».
Più continuità, ma cos’altro è cambiato da Benitez a Sarri? «I risultati danno convinzione alla squadra: il Napoli era lassù, ma non ci credeva. Adesso i giocatori ci credono e lottano per l’obiettivo prestigioso, con due elementi che contano più di altri: l’equilibrio e un attaccante straordinario come Higuain, in grado di fare la differenza».
Higuain è un titolarissimo come suoi dieci compagni. Giusto non prescindere da 14 giocatori, almeno per il campionato? «Penso di sì, è opportuno avere una formazione base, a prescindere da squalifiche, infortuni, cali di forma».
Lei ha allenato, anche se per poco, a Napoli: cosa potrebbe significare lo scudetto per la città? «Può immaginarlo, visto che il Napoli non vince dai tempi di Maradona. Ma allargherei il discorso dalla città alla regione, nel senso che la Campania è terra del calcio, come dimostrano i tanti giocatori nati in quel territorio. Una vittoria importante darebbe impulso all’intero movimento: lo risveglierebbe».
Tratto da Il Mattino

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