Paolo Prestisimone (Emozionapoli): “Pericolo Napoli sul campionato delle big. Solo l’ambiente può ridare fiato agli scettici”

La critica del Nord ha scoperto la formazione di Sarri, tanto bella da far paura.

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Non sembra (anzi) ma il difficile viene adesso, proprio adesso che la corrente sembra propizia.Adesso che la sveglia è suonata, adesso che tutti pare si siano accorti del pericolo-Napoli, adesso che i complimenti a Sarri per la ricerca della perfezione dei movimenti dei singoli e soprattutto del gruppo stanno diventando (è il segnale) “vediamo come si aggirano”, adesso, infine, che anche la più autorevole critica dice che la Sarri-band è addirittura la prima favorita per lo scudetto; beh, proprio adesso è il momento che la città, il tifo, tutto l’ambiente si stringa intorno al gruppo azzurro, che si faccia “squadra” e si partecipi al sogno ma restando coi piedi in terra, che non si sbagli una sola mossa. Perché, garantito, il Grande Carro dei cieli del calcio d’Italia (Milan, Inter, Juve, Roma, eccetera eccetera) conta e spera che Napoli si faccia male da sola, come ahimè ha sempre fatto, coi grandi sogni e le grandi delusioni che diventano Grandi Depressioni: e quelle uccidono. Insomma sognare per carità, quando è il caso entusiasmarsi, ma Napoli, stai attenta a non esagerare e farti male da sola. Non è facile, ci vuole maturità (che non abbiamo), furbizia (che invece dovrebbe abbondare, pur se spesso mal usata). Farne tesoro è complicato, cedere alla tentazione di cori e tarantelle sarebbe facile e comodo. Per questo speriamo in una grande prova di maturità di squadra, città e tifosi: è il momento giusto. Non con i “certo, dopo…”, non con i “sì, poi vediamo, con calma…”. No, ora. La pagina, a parer nostro, è svoltata pochi giorni fa, sul campo ostile di Verona, là dove avevamo sempre raccolto amarezze, delusioni e pure insulti. La partita col Chievo non è stata una delle tante perché lì c’è voluta la solita tecnica, c’è voluto il mostruoso Higuaìn di questi giorni, ma la svolta è stata la pazienza, quella che dà la laurea a Grande. Ci viene in mente il nostro vecchio saggio “Dicette ‘o pappice vicino a’ noce: ramm’ o tiemp’ ca te spertose”. Già, ‘o pappice è stato il Napoli, è stato Higuaìn, la noce il Chievo, che aveva chiuso il guscio e sembrava inespugnabile. Innervosirsi sarebbe stato fatale, ci eravamo vicinissimi. Ma avevamo appunto parlato di partita-svolta. E così è stato. Non ci son voluti tric-trac e putipù, c’è voluta una sola rete, sia pur formidabile, e la noce s’è spertusata. Col Palermo (ndr) la chiave tattica potrebbe ripetersi: anche i siciliani fanno densità, palude là in mezzo. Non catenaccio, ti snervano con meno malizia esperta del Chievo ma più abilità nelle ripartenze, perché Maresca controlla e gestisce, e il Vazquez che abbiamo visto contro l’Inter può essere devastante: punta l’uomo, lo salta, crea per sé e per gli altri. E se non crea conclude. Servirà ancora pazienza e applicazione. E dopo? Dopo ci sta Higuaìn. Pappice Pipita, pienzece tu.

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