Ferretti (Doc. Coverciano): “Non è importante quanto corri, ma come corri. E’ l’organizzazione tattica a fare la differenza”

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«Attenzione, non è importante la quantità di chilometri percorsi. Contano molto di più intensità e velocità». Ferretto Ferretti, docente a Coverciano di «metodologie di allenamento per allenatori e preparatori atletici» interpreta le statistiche del campionato.

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Un discorso di qualità, quindi, non di quantità. «Esattamente. Se giochi contro il Barcellona e non vedi mai la palla, corri più dell’avversario ma giri a vuoto».
Come leggere allora il dato che proietta il Napoli come squadra che ha macinato finora il maggior numero di chilometri? «Va messo in proporzione con l’intensità che gli azzurri mettono in campo».
Come viene valutata la velocità? «Esistono dei dati specifici anche su questo. Per dire che una squadra è sufficientemente veloce, deve correre in media almeno sui 16-18 chilometri orari. Se poi tocca quota 20,  vuol dire che è particolarmente veloce»
E il Napoli come è messo con queste tabelle? «Molto bene. Risulta essere abbastanza intenso e veloce».
Quella di Sarri è la squadra che ha corso più delle altre. «Se alla facilità di corsa si accoppia un possesso palla superiore all’avversario, vuol dire che stai alla grande. Non mi risulta che il Napoli faccia registrare un possesso palla inferiore, in quasi tutte le partite è questa squadra che tiene palla e comanda il gioco».
Ma non si diceva che doveva correre la palla anziché il giocatore? «Certo ma questo dipende dai movimenti di chi è in campo. Ripeto: è la qualità della corsa, non la quantità, che garantisce una marcia in più».
Sarri non è preoccupato da un eventuale calo di condizione atletica, per lui questa è una cavolata. «Ha ragione. Di base devi avere una buona preparazione fisica, cosa che hanno tutte le squadre. È l’ organizzazione tattica che fa la differenza».
Può sopperire anche a carenze atletiche? «In parte sì.Chi mantiene la giusta posizione e assolve ai compiti tattici fa meno fatica degli altri. Sarri è un maestro nel saper organizzare le proprie squadre, in 35-40 metri concentra sia la fase difensiva che quella offensiva».
Però nell’ultima partita di Genova qualche giocatore è sembrato affaticato. «Il Napoli ha dominato, ha creato molte palle gol e avrebbe meritato di vincere. Questi non sono sintomi di stanchezza».
In cosa possono incidere i tanti impegni ravvicinati di questi tempi? «Sul fatto che un allenatore è obbligato a stravolgere le proprie metodologie di lavoro. Se giochi ogni tre giorni è più importante saper recuperare lo stato psico-fisico che fare allenamento».
Come si fa a non scadere di condizione? «Più o meno fino a dicembre si concentra il lavoro quotidiano sul mantenimento della forma raggiunta. Chi può e chi vuole, gestisce a proprio piacimento il turnover».

Il Mattino

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