Marino Marini ad Arezzo, l’uomo, la forma, il mito

0

(Adnkronos) – Ad Arezzo prende vita un'imponente antologica dedicata a Marino Marini (1901-1980), uno dei massimi interpreti della scultura del Novecento. La mostra, intitolata "Marino Marini. In dialogo con l'uomo", propone un percorso completo e appassionante attraverso oltre 100 opere tra dipinti, gessi e sculture, offrendo una lettura profonda e attuale della sua poetica. Curata da Alberto Fiz e Moira Chiavarini, con il coordinamento scientifico di Alessandro Sarteanesi, l'esposizione – visitabile fino al 2 novembre 2025 – si articola in due sedi di grande fascino: la Galleria Comunale d’Arte Moderna e Contemporanea e la suggestiva Fortezza Medicea. La mostra offre una narrazione avvincente che si sviluppa in due percorsi strettamente interconnessi. Alla Galleria Comunale, dipinti e sculture dialogano in un confronto tematico serrato, dove la pittura non è mai subordinata alla materia tridimensionale, ma ne amplifica le tensioni liriche e le risonanze interiori. Le sezioni dedicate ai Gridi, alle Pomone, ai ritratti e al teatro raccontano il legame profondo di Marini con l'essere umano, declinato nelle sue molteplici identità. Nel confronto tra opere come Studio per Miracolo (1953-54) e Orfeo (1956), emerge la cifra poetica di un artista che ha saputo attraversare le trasformazioni del secolo senza perdere mai il centro della sua ricerca: l’uomo, inteso come corpo, simbolo, spirito. Un aspetto particolarmente suggestivo è il dialogo tra l’opera di Marino e la tradizione artistica antica. La Galleria si trova accanto alla Chiesa di San Francesco, che ospita il capolavoro di Piero della Francesca, le Storie della Vera Croce. Il confronto è evocato da opere come Le vergini (1916) e Zuffa di Cavalieri (ca. 1927), prestata dalle Gallerie degli Uffizi, che richiamano le composizioni di Piero all’interno della vicina Cappella Bacci. Per la prima volta, accanto a sculture arcaiche di Marino, vengono esposte anche alcune terracotte ellenistiche ritrovate ad Arezzo e pubblicate nel 1920 sulla rivista Dedalo, all’epoca letta con attenzione dallo stesso artista. Le opere provengono dal Museo Archeologico Nazionale Gaio Cilnio Mecenate e aprono un ulteriore livello di lettura: quello delle radici classiche reinterpretate in chiave contemporanea. La Fortezza Medicea ospita invece la produzione più monumentale di Marino: sculture di grande formato che esprimono la sua visione eroica, simbolica, spesso drammatica della figura umana. Qui dominano le Pomone, le Danzatrici, i Giocolieri e naturalmente i Cavalieri, figure archetipiche che si pongono tra la celebrazione e la rovina, tra l’armonia e il disfacimento. Esemplare in questo senso è Miracolo (1952), scultura che rompe la forma tradizionale per inseguire una tensione verticale, una spinta verso l’alto, come dichiarava lo stesso Marino: "La scultura vuole andare in cielo, vuole bucare la crosta terrestre o addirittura la stratosfera". Come osserva Alberto Fiz, "Marini sottopone la forma a una continua verifica, con una consapevolezza storica profonda. Le sue opere sono simboli di un’interrogazione permanente sul rapporto tra spazio interno ed esterno, tra fisico e psichico". La mostra è dunque un vero e proprio viaggio nella costruzione dell’identità umana, un’indagine sul nostro tempo che si nutre della memoria, per restituirci emozione e consapevolezza. —[email protected] (Web Info)

Factory della Comunicazione

Potrebbe piacerti anche
Lascia una risposta

L'indirizzo email non verrà pubblicato.

For security, use of Google's reCAPTCHA service is required which is subject to the Google Privacy Policy and Terms of Use.