Juve: rosso da record, necessari 400 milioni dagli azionisti 

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Benché prevista, la perdita netta da 210 milioni con cui la Juve chiude l’ultimo bilancio è più fragorosa di quanto anticipato nella semestrale della holding qualche giorno fa. I ricavi complessivi, calati da 572 a 481 milioni, non coprono neppure i costi della rosa per stipendi (298) e ammortamenti (197). L’effetto negativo sul lato delle entrate si deve interamente al calo dei ricavi da stadio (-41,5) pressoché azzerati e del merchandising (-6,5) ma soprattutto al crollo delle plusvalenze (-128) che negli anni passati contribuivano in misura massiccia. La Juventus ha sorretto per anni una struttura di ricavi meno solida rispetto ai concorrenti internazionali con utili da cessione di calciatori, in molti casi reali (vedi l’imponente plusvalenza-Pogba nel 2017) in altri del tutto creativi come lo scambio Arthur-Pjanic. Il calo dei ricavi è mitigato dall’aumento dei diritti tv (+68,9) dovuto alla sospensione delle competizioni e conseguente spostamento di partite dal 2019/20 alla stagione appena conclusa. Un effetto che non si ripeterà nei prossimi anni.
Il debito finanziario resta invariato: 389 milioni. Un dato così miracoloso, in presenza di perdite così cospicue, si deve allo sgonfiamento degli asset che il rallentamento del business implica. Il valore contabile della rosa si riduce (da 508 a 431 milioni) perché l’ammortamento lo abbatte mediamente del 20-25% e il club non ha investito per acquisti importanti. Chiesa è arrivato in prestito con obbligo di riscatto e non entra a bilancio. Kean e Locatelli sono arrivati dopo il 30 giugno, come il riscatto di McKennie.
Il rallentamento del mercato riduce i crediti verso altri club, perché gradualmente incassati (154 milioni) mentre i debiti calano meno (35 milioni): il saldo netto alleggerisce la posizione di cassa, perché i debiti da calciomercato non si considerano finanziari (anche se forse lo sono). Buona parte dei crediti verso club esteri (55 milioni) è stata ceduta, generando cassa. Nel complesso la Juve ha necessità di completare l’aumento di capitale da 400 milioni, deliberato pochi mesi fa e programmato per fine anno dopo l’iter canonico previsto dalla legge e dai regolamenti di mercato. Il patrimonio netto si è infatti eroso a 28 milioni e non reggerebbe la perdita del prossimo anno. L’intervento degli azionisti è dunque una necessità inderogabile, non certo una scelta dettata da programmi di investimento o ambizioni sportive.
Cosa attendersi nel prossimo futuro? Lo dice lo stesso club nel comunicato diffuso ieri: “Allo stato attuale l’esercizio 2021/2022…è previsto in significativa perdita”. Certo, il miglioramento sarà rilevante ma il traguardo del pareggio, ovvero il miraggio della sostenibilità, non si vede ancora.
Il monte stipendi sarà alleggerito dall’onere di Ronaldo (neppure menzionato nel lungo comunicato) ma dovrà sostenere pur sempre l’ingaggio di Allegri (7 milioni netti, che possono arrivare a 9 coi bonus) oltre ai due nuovi arrivati Kean e Locatelli (3 netti ciascuno). Il taglio potrebbe essere di 40 milioni mentre i ricavi potrebbero tornare sopra 500 se le plusvalenze recuperassero livelli intermedi (60-70 milioni) rispetto ai fasti del passato, ma pur sempre ambiziosi. Dalla riapertura dello Stadium possono arrivare circa 50 milioni se la Juve raggiungerà almeno i quarti di Champions, mentre i ricavi commerciali resteranno pressoché stabili. La riduzione degli ammortamenti dovrebbe ammontare a una trentina di milioni ma andranno spesate le minusvalenze CR7 (14 milioni) e Romero (4,8) che non sembrano ancora scontate in questo bilancio, essendo maturate dopo il 30 giugno.
Con queste premesse il bilancio bianconero non dovrebbe sfuggire a perdite ulteriori di almeno 70 milioni nel 2021/22 e bisognerà verificare come l’Uefa (con cui i rapporti sono pessimi) intende gestire gli sforamenti del moribondo Fair Play Finanziario, che risulterebbero abissali nel triennio. Complessivamente la Juve potrebbe toccare 350-400 milioni di perdite aggregate nel 2019-22 pareggiando così l’apporto della proprietà. Il pareggio sarà rinviato al 2022-23 ma richiederà ulteriori sforzi sul piano dell’austerità gestionale. Finanziariamente, il club dovrà affrontare – a partire dal 2023 – uscite di cassa imponenti, sommando i riscatti quasi obbligati di Kean (28 milioni oltre a 7 di prestito), Locatelli (37,5) e Chiesa (40).
La Juventus deve quindi abbracciare una nuova strategia ma la strada verso la sostenibilità resta assai ripida, mentre i margini di errore sono ridottissimi dato lo sforzo richiesto agli azionisti per coprire gli errori del passato. 

 

Factory della Comunicazione

A cura di Alessandro F. Giudice  (CdS)

 

 

 

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