Capello su Milik: “Un conto è tenere Dzeko un altro è ricominciare dal polacco”

L'ex tecnico di Juventus, Milan e Roma, intervistato da "il Mattino"

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Se dice che il Napoli può star lassù, un passo dietro a Juventus e Inter ma nel gruppone di chi insegue, vuol dire che in Gattuso e nel suo lavoro crede. Eccome se ci crede. D’altronde Fabio Capello ha vinto sei scudetti da allenatore e quattro da calciatore. Ed è uno dei vincenti del nostro calcio. 

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Capello, come si riparte dopo appena 47 giorni dall’ultima partita di campionato? «Quelli che hanno giocato ad agosto le coppe, penso all’Inter, alla Juventus, all’Atalanta e al Napoli, ho l’impressione che partiranno meglio di tutti. Hanno bisogno di meno rodaggio e non si perde la condizione atletica in così poco tempo. Anche se la vera curiosità è capire come arriveranno a primavera per il fatto di essere partiti così presto». 

Senza pubblico chi ne giova di più? «Le squadre e i calciatori che non hanno la personalità. Perché non è la stessa cosa giocare in stadi importanti davanti a un pubblico che spesso è capace di fare la differenza. In un San Paolo, un San Siro o un Olimpico pieno di tifosi devi avere qualcosa in più per riuscire a fare un colpo o provare a fare la differenza. Così, vuoti, è più semplice».

Ma se si continua a porte chiuse si corre il rischio di avere una certa disaffezione nei confronti del calcio? «Non temo che possa succedere. Uno vede un’opera lirica anche in tv, con i sottotitoli seduto in poltrona comodamente. Ed è uno spettacolo bello. Ma l’atmosfera e i brividi che la stessa opera te la dà quando vai in teatro ti rende tutto diverso. Ed è quello che succede anche per una partita quando viene vista allo stadio, con quell’aria frizzante che coinvolge. Perché il pubblico fa la differenza, riesce a farla molto spesso».

Davvero? «Certo. Nella misura del 20 per cento condiziona il risultato finale».

Così tanto. E un allenatore? «Tra il 15 e il 20 per cento».

Dunque perdiamo tempo con tutti i dibattiti su tattiche e strategie? «Ma il 20 per cento mica è poco, è tantissimo. Significa influenzare in modo significativo un match».

Sulla moda del possesso palla lei si è espresso in maniera severa.  «Sì, è una pippa spaziale. Lo confermo ancora: se fai possesso nella metà campo avversaria ha un senso, ma se lo fai davanti alla tua porta no. Abbiamo voluto copiare il Barcellona di Guardiola ma adesso è il momento di fare altro. Spero che i miei ex colleghi abbiano visto Liverpool-Leeds, una vera libidine».

Klopp contro Bielsa.  «Ma soprattutto l’uso dei portieri. Devono parare e basta, e bisogna usarli proprio quando c’è necessità, senza chiedere di fare i difensori e usare i piedi nell’inizio della manovra. Come hanno fatto Liverpool e Leeds. Il portiere bravo deve essere quello che è bravo tra i pali, con le mani, non quello con i piedi… Non se ne può più».

Molti suoi colleghi non saranno d’accordo? «Ex colleghi, perché ormai io sto a Sky e ho il grande vantaggio di vincere sempre alla fine di ogni partita, perché qualsiasi è il risultato a casa torno sempre sereno». 

Una delle poche novità di questa serie A è Andrea Pirlo. «L’ho conosciuto negli studi televisivi di Sky Sport e devo dire che mi hanno colpito le sue idee di calcio. Lui deve avere la bravura di mettere in condizione i suoi calciatori di giocare dove possono rendere meglio. E poi ha la fortuna di avere un ambiente, quello della Juventus, che saprà proteggerlo da qualche errore e da qualche critica dell’ambiente».

Ci sono possibilità che il nostro calcio possa tornare a vincere in Europa? «Con l’Inter siamo andati assai vicini. Ma è evidente che qualcosa deve cambiare nel modo con cui si gioca in serie A. E per prima cosa gli arbitraggi: bisogna avere anche in Italia la possibilità di giocare senza continue interruzioni. E una volta c’è il braccino, un’altra il gomito troppo alto… Questo eccessivo ostruzionismo che rallenta la velocità del gioco, che lo fa appassire, deve essere superato. Perché poi quando si va in Champions o in Europa League le cose sono differenti».

C’è chi spinge per ridisegnare il campionato con i playoff. «Premessa: a me la formula delle Final Eight di agosto per portare a termine le coppe ha divertito e appassionato. Ma un conto sono le coppe e un altro il campionato. Io credo che il fascino della nostra serie A resta immutato nel tempo e che per migliorare lo spettacolo non servano questi cambiamenti che, poi, secondo me in pochi vogliono per davvero».

Quale squadra la incuriosisce di più a poche ore dai nastri di partenza? «Devo dire che la Fiorentina e la Roma anche se per i giallorossi bisogna capire cosa succede: un conto è tenere Dzeko e un altro, come pare, cominciare con Milik là davanti».

Ancora protagonista del salotto Sky. Ma per Fabio Capello è difficile fare una domanda a un allenatore? «Cerco di farla nella maniera più delicata, ma nella sostanza non risparmio mai nessuno. Capisco al volo chi tenta la fuga dalla domanda e allora mi diverte inseguirlo. Ammetto: davvero da ex allenatore non pensavo fosse così piacevole».

Pino Taormina – Fonte: Il Mattino

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