Figc e Lega preoccupate per l’ascesa di casi Covid: “Non ci fermiamo!”

I paletti dell’attuale protocollo  e il mese che manca al nuovo via  consentono margini di manovra

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Figc e Lega tranquillizzano comunque i tifosi

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È una guerra di nervi. Psicologicamente devastante per chi, da mesi, cerca di ritornare alla normalità: da una parte c’è il calcio con i suoi dirigenti, capitanati da Gravina e Dal Pino, dall’altra quel maledetto virus. I primi ce la stanno mettendo tutta per salvare le società dal tracollo economico; il secondo, in maniera subdola, spazza via le certezze. Il Covid ieri ha colpito Boga del Sassuolo, Petagna del Napoli, un calciatore del Brescia e due del Torino che si sommano ai positivi del Cagliari della scorsa settimana (Cerri, Ceppitelli, Despodov e Bradaric) e al romanista Mirante, oltre ai giovani giallorossi della Primavera.

PASSO INDIETRO. Dopo la chiusura delle discoteche, che ha annullato i passi in avanti sul tema della riapertura al pubblico degli stadi, a via Allegri hanno appreso le recenti notizie con preoccupazione. Ma Gravina ha già rassicurato i suoi collaboratori: la programmazione della stagione 2020-21 non si ferma, anche perché l’attuale protocollo sanitario permette alle squadre di isolare l’elemento trovato positivo al tampone e continuare gli allenamenti con il gruppo squadra. Prima di cominciare i raduni, atleti e staff verranno sottoposti a dei test a tappeto. A seconda dell’esito, potranno essere ammessi o esclusi dalle sedute collettive: è un processo che viene chiamato “negativizzazione” e che si somma alla santificazione dei luoghi di lavoro. La lega Serie A ricorda che manca ancora un mese all’inizio del campionato (weekend 18-19 settembre) e dunque c’è tutto il tempo per ripristinare le condizioni di sicurezza. Eppure è una corsa contro il tempo mentre la curva epidemiologica si rialza pericolosamente.

BOLLA. Colpa delle vacanze: i calciatori – messi dentro dentro una bolla per convincere il comitato tecnico scientifico a dire “sì” alla ripresa – dopo mesi di isolamento e controlli, sono tornati a vivere momenti di spensieratezza. A giugno e luglio si sono sottoposti a un tampone ogni sette giorni e quasi tutti si sono sentiti responsabili dell’intero sistema, indossando i dispositivi di protezione ed evitando di frequentare i luoghi affollati. Poi la bolla è scoppiata. Quasi tutti i nuovi positivi del calcio, infatti, stanno tornando dalle ferie in Sardegna, regione “covid free” per tante settimane e oggi zona geografica ad alto rischio.

INCONTRO. Sul fronte governativo, le ultime notizie sono state apprese come una conferma della necessità di avanzare con cautela. E se il calcio non ride, gli altri sport (fermi da inizio marzo) piangono di sicuro. La mail inviata dalla Figc al Cts con la richiesta di ridurre i tamponi da 1 ogni quattro giorni a 1 a settimana rischia di rimanere senza risposta. Almeno per ora. A fine mese Federcalcio, leghe, ministero dello sport ed esperti del governo si parleranno di nuovo (il 30 o il 31), con un occhio che inevitabilmente andrà alle condizioni sanitarie del Paese. Quel giorno si deciderà se confermare la data di inizio dei nuovi campionati oppure se posticiparla, con conseguenze disastrose per le società e la Nazionale che a giugno 2021 giocherà l’Europeo.

Giorgio Marota (CdS)

 

 

 

 

 

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