Osimhen con i suoi gol trascinò l’Under 17 della Nigeria alla vittoria

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Nemmeno 22 anni e una vita fatta di addii e di traslochi. Ora ne prepara uno qui, appena 12 mesi dopo il passaggio dallo Charleroi al Lille. Pagato 12 milioni, rivenduto a 55. Gerard Lopez, ex boss della Lotus, sa come spendere i suoi soldi: mentre vendevano Leao al Milan e nelle stesse ore in cui i manager di Pépé andavano in giro per ritiri a mendicare milionarie commissioni, Lopez prendeva dallo Charleroi questo ragazzone nigeriano di 20 anni, destinato a incantare la Ligue 1 in meno di 7 mesi. «Vado a Napoli, spero tanto di seguire le orme di Cavani», ha detto a uno dei tanti (troppi) del suoi entourage. Non finiscono mai. Ce ne sta sempre uno pronto a parlare per suo conto.
Però deve essere un bel tipo, questo ragazzo: ha girato le spalle ai suoi storici agenti nel pieno della trattativa con il Napoli e si è consegnato nella mani di D’Avila e saggiamente in quelle di Andrea D’Amico, uno dei manager più esperti e competenti del nostro Paese. Non si sa se sono più le lacrime che ha versato o i gol che ha fatto. Perché la sua è una storia che commuove. Nel dialetto nativo di Edo, la regione della Nigeria di cui è originario, Osimhen vuol dire Dio è buono. Infatti, la famiglia è assai religiosa. Come tanti in quella terra africana. Da piccolo accompagnava la madre a vendere acqua ai semafori nel tentativo di arrotondare le entrate. È difficile la vita. Perde la mamma piccolissimo, entra in una scuola elementare a Olosuson grazie al fratello Andrew, vera stella calcistica della famiglia. E lui a chiedere al preside di far studiare il piccolo Victor. Ed è Andrew a capire per primo tutto: non è lui il gioiello di casa ma Victor. Decide di lavorare per aiutare economicamente la famiglia (anche perché il padre nel frattempo ha perso il suo impiego) e sostenere il sogno del fratellino che mostra tutto il suo talento nei campi malconci di Lagos. E l’Academy dell’Ultimate si accorge di lui: arriva una specie di borsa di studio che consente a Victor di pensare solo al calcio. Nel 2014 il primo stage con la nazionale nigeriana. Con i suoi gol trascina la Nigeria alla fase finale del Mondiale Under 17 in Cile. È il boom. Lo cercano tutti in Premier, ma lui sorprende il mondo: ha avuto fame, non vuole più averne. Sceglie la squadra che gli offre di più, anche se non è il Manchester City o Arsenal: va al Wolfsburg dove i dirigenti promettono che nel caso, nella città della maggiolino, ci sarebbe da lavorare anche per qualche familiare. Victor da poco è stato nominato miglior giovane africano del 2016.

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Fonte: Il Mattino

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