Forte (Juve Stabia): “Il soprannome Squalo è nato ai tempi della Primavera dell’Inter”

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L’arrivo del figlioletto e il riscatto dai belgi del Waasland-Beveren: l’attaccante della Juve Stabia freme

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«Inizia la mia nuova vita, quella di calciatore e genitore», pensava Francesco Forte, mentre poggiava un pallone (se non cosa?) nella culla di Filippo, figlio avuto dalla compagna Flaminia, lo scorso 19 febbraio. Non immaginava di passare da una situazione gioiosa a una imprevedibile. Il lockdown ha modificato priorità e ruoli: il calciatore va in panchina, il genitore in campo. «E’ stato un periodo incerto, vissuto a Castellammare e poi a Roma, dove abbiamo residenza. Ci siamo goduti Filippo, avremmo preferito farlo diversamente».

 

Il Covid ha imposto metodi nuovi di allenamento, come ha vissuto questa esperienza?

«Allenarsi in casa, con programmi individuali, seguendo le indicazioni da Zoom, una novità. Ma l’unico modo per tenersi in forma».

 

La Juve Stabia ha riscattato il suo cartellino: se lo aspettava?

«Di solito queste operazioni avvengono a tornei conclusi, invece la società si è mossa in anticipo, una dimostrazione di fiducia nei miei confronti, le sono grato».

 

L’Inter ha gestito il suo cartellino per anni. Sarà grato ai belgi del Waasland-Beveren che l’acquisirono la scorsa stagione per farla poi tornare in Italia?

«Sono andato spesso in prestito, ma l’Inter fissava il riscatto a cifre stellari. I belgi hanno chiesto una somma ragionevole e la Juve Stabia ha deciso di esercitarlo».

 

In gialloblu fino al 2022: queste stagioni, come le immagina?

«Prima la salvezza se voglio sognare un futuro stupendo con questa maglia. Il desiderio è lottare ai vertici nelle prossime stagioni. Sono ambizioso».

 

Punta a Sau, recordman di gol stabiesi in B (21)?

«E’ un altro obiettivo. Tuttavia, ho sempre pensato che è meglio segnare 10 gol che portano 30 punti anziché 20 e non tagliare il traguardo gioendo insieme».

 

La società crede il lei, Caserta pure, come Stramaccioni all’Inter. I due allenatori hanno qualcosa in comune?

«La cultura del lavoro, le idee. Caserta, però, ha iniziato dalla C, ha conquistato la B e ora sta confermando le sue qualità. E’ un allenatore che porta concetti nuovi, a livello tattico sa dare di più. Farà una carriera straordinaria».

 

Si torna in campo, che finale di campionato sarà?

«Imprevedibile, come il periodo vissuto. E’ un mini torneo. Il livello delle squadre è inalterato ma la pausa forzata, lunga, è qualcosa di unico. Dovremo partire subito bene anche se non sarà tutto come prima».

 

Cosa inciderà sulla ripresa?

«La condizione mentale, l’approccio con il campo, bisognerà ritrovare confidenza. L’assenza di pubblico può essere determinante. Soprattutto per una piazza come la nostra, abbiamo tifosi straordinari, peccato non averli al nostro fianco».

 

Un tour de force con tante gare in notturna la preoccupa?

«Siamo professionisti, ci adatteremo. Anche ad agosto o a maggio capitano giornate bollenti, come in ritiro, la sera si può giocare».

 

Che siano “acque” calde o fredde, per lo “squalo” non fa differenza. Perché questo soprannome?

«Ai tempi della Primavera dell’Inter un telecronista si divertiva a darli. Gli ricordavo Negredo, allora al Manchester City. Mi piace molto».

 

Quando Forte segna, mano aperta sulla testa, mimando una pinna, e dritto a esultare dai suoi tifosi. Lo farà anche a porte chiuse?

«Certamente. Era diventata un’abitudine, ora sembra un sogno. Farò gol per loro che soffriranno da casa. Costretti, diciamo, a un lockdown calcistico». Fonte: Beniamino Pescatore (CdS)

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