Sarri e Allegri due filosofie di gioco diverse

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Uno dei titolari più titolari della Juventus è in panchina. L’uomo chiamato Acciuga (Allegri)è coccolato anche lui da mezza Europa e non si sa se lascerà o meno la comoda panchina dei bianconeri. Uno dei titolari più titolari del Napoli si chiama Secco e pure lui non sa bene cosa succederà questa estate. Eppure Allegri e Sarri sono davvero i due più bravi di tutti nonostante lo strano destino: Max prese il posto di Conte nell’estate del 2014 dopo un addio brusco e urticante. Nessuno pensava che il livornese sarebbe stato in grado di cancellare l’opera del leccese. Stessa cosa per Sarri: la dolente sensazione di orfani che attanagliava un bel po’ di popolazione azzurra, ha faticato a togliersela di dosso.
Ora è la Juve di Allegri e il Napoli di Sarri e c’è ben poco da fare. Ed è per questo che i due club faranno di tutto per evitare che il Chelsea riesca nell’impresa di sedurli. I contratti dei due allenatori sono le pietre angolari su cui costruire o rifinire le prossime stagioni. Nel frattempo c’è da capire chi arriverà davanti all’altro. Da una parte c’è un tecnico che si diverte a cambiare uomini e strategie, che raramente mette in campo la stessa formazione per due gare consecutive e che punta al turnover come essenza del suo gioco. Dall’altra parte c’è un allenatore che si diverte solo se gioca bene, se ha il possesso (e il pallino) del gioco, se tira in porta più dell’altro e se alla fine alla voce tocchi di palla la sua squadra è davanti all’altra. Ecco, Maurizio ha battuto Massimilano soltanto due volte negli ultimi dieci anni: 3-2 in Coppa Italia nella semifinale di ritorno dello scorso anno (eliminato) e 2-1 il 26 settembre del 2015, nei primi giorni del varo del suo 4-3-3 napoletano. Non si sono particolarmente simpatici, d’altronde è il destino di chi si contende le vittorie: mica Bartali e Coppi andavano a cena assieme? Hanno filosofie contrapposte, modi diversi di vedere il calcio, l’idea di pallone agli antipodi. In comune, solo la passione per questo gioco straordinario. E la voglia di superare l’altro.

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Fonte: Il Mattino

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