L’approfondimento – di R. Muni: “Pillole di pallone e non solo…”
Mancano quattro partite alla fine della stagione e sebbene fino ad un mese fa ogni verdetto della classifica sembrava scritto con largo anticipo, una serie di risultati ha riaperto discorsi che sembravano virtualmente chiusi. Per quanto riguarda il Napoli, dopo il pareggio di Sassuolo il secondo posto, distante quattro punti, era considerato un obiettivo irraggiungibile. Novanta minuti dopo, è uno soltanto il punto che separa gli azzurri dalla Roma, anzi due poiché i giallorossi hanno il vantaggio negli scontri diretti. Il calcio è esagerazione ed i tifosi del Napoli non fanno eccezione: è facile passare da uno stato di depressione ad uno di euforia e, quando si attraversa il secondo, si azzardano pronostici che vanno oltre la scaramanzia. Addirittura la squadra di Sarri è considerata favorita nella corsa al secondo posto, come se rincorrere fosse meglio che precedere, soprattutto a pochi metri dal traguardo. Premesso che ogni partita va giocata e che ogni sorta di tabella o di pronostico può essere deleterio, la sola cosa che gli azzurri devono fare è di provare a fare bottino pieno. Fare dodici punti sarà tutt’altro che facile, poiché solo in teoria i quattro avversari degli azzurri non hanno più niente da chiedere a questa stagione. Anzi, giocare contro squadre libere da pressioni e da ansia da risultato, potrebbe rivelarsi un pericoloso boomerang per il Napoli. Diciamo ciò affinché i Sarri’s boys affrontino gli ultimi trecentosessanta minuti di campionato con la giusta concentrazione e con la cazzimma vista al Meazza. Il buon Pipita, che si appresta a fare un prestigioso triplete con la maglia incolore addosso, diceva che se alla fine non si vince niente, le singole partite vinte non contano nulla. Tralasciando discorsi romantici (…da bravi napoletani…) e morali (…su come si vincano certi scudetti…), in fondo il freddo attaccante argentino aveva perfettamente ragione. Siamo certi che Sarri è consapevole che la sua squadra non dovrà mollare un solo centimetro all’avversario di turno e se il Napoli riuscirà a fare bottino pieno (…oppure avrà fatto tutto il possibile per riuscirci…), il pubblico partenopeo si alzerà in piedi ad applaudire i suoi beniamini. Vinciamole tutte, o almeno proviamoci, e vediamo dove saremo tra sei ore di gioco. Il primo avversario da affrontare sarà il Cagliari, squadra storicamente ostica per i colori azzurri e pensare di aver già vinto, memori della manita rifilata ai sardi all’andata, sarebbe il modo peggiore per approcciare all’incontro. Durante la settimana in corso, si è discusso di razzismo negli stadi, a seguito del vergognoso episodio avvenuto a Cagliari domenica scorsa. Premesso che siamo tutti d’accordo sul fatto che non è giusto generalizzare definendo la tifoseria rossoblu razzista per colpa di una parte di loro (…e poi generalizzando si diventerebbe razzisti, appunto…) è altrettanto fuori di dubbio che il problema negli stadi italiani esiste e andrebbe affrontato con regole più stringenti e sanzioni più severe. Ancora più vergognoso, tuttavia, è stato l’epilogo della vicenda con il calciatore del Pescara squalificato ed i tifosi rossoblu impuniti…oltre il danno, la beffa! Se la giustizia sportiva italiana ha soprasseduto, l’episodio di cui è stata vittima Muntari è giunto sui tavoli della Unione Europea e quindi anche coloro che avrebbero voluto smorzare i toni della vicenda, si sono dovuti arrendere all’evidenza. D’altronde, è da tanto tempo che cerchiamo di portare all’attenzione dell’opinione pubblica il razzismo negli stadi, di cui Napoli ed i napoletani sono vittime. Ultimo episodio vergognoso si è verificato a Foggia, nel meridione e questo fa ancora più male. Sbaglia chi si ostina a definire questi episodi di discriminazione territoriale. Si tratta di razzismo e sarebbe il caso di dirlo chiaro e tondo, in barba al buonismo ipocrita e bigotto che vige nel belpaese. Invocare il Vesuvio è razzismo, non goliardia; un parlamentare della repubblica che canta la canzoncina contro i napoletani e finisce in rete non è degno di rappresentare le istituzioni. Nel paese dei controsensi e dei paradossi, si dice no al razzismo il 25 di aprile e si discrimina tutti gli altri giorni dell’anno. Proprio in questi giorni c’è stato l’anniversario dell’attentato che costò la vita a Ciro Esposito: era il 3 maggio di tre anni fa ed il giovane tifoso partenopeo, giunto a Roma per assistere alla finale di coppa Italia, poi vinta dal Napoli, fu ucciso per mero odio razziale. Invece di parlare dei dialoghi tra Hamsik ed il tifoso Genny, sarebbe il caso di dire veramente basta ad ogni forma di razzismo. Tornando ai fatti del campo, contro il ‘Casteddu’ servirà l’ennesima partita perfetta e finchè matematica non ci condanna…Avanti Napoli, Avanti!
Riccardo Muni