Louis (Le Monde): “Gli ultrà sono un’opportunità, non un fastidio. In Campania le migliori tifoserie”

Sebastien Louis, giornalista di “Le Monde”, è stato ospite di “Santo Cantenaccio“, podcast condotto da Alberto Caccia e Michelangelo Freda. Queste alcune sue dichiarazioni:

“Com’è stata gestita l’ondata di tedeschi tifosi dell’Eintracht a Napoli la scorsa settimana? Purtroppo è stata gestita all’italiana, non parlo nella totalità delle cose, ma in merito alla gestione dell’ordine pubblico, tipico dell’Italia. Purtroppo qui c’è una concezione sbagliata. Partiamo dal presupposto che l’Italia è il Paese con più morti negli stadi. La prima vittima ci fu negli anni 20 del secolo scorso e il fascismo già provò a controllare i tifosi negli stadi. Questo per dire che la violenza ha sempre accompagnato la crescita del fenomeno calcio.
In Italia da 44 anni è in vigore la prima legge contro la violenza negli stadi e fu fatta per via del Mondiale del 1990. Da quel momento in poi ci sono state tantissime leggi sul fenomeno. Basti pensare che l’Italia è lo stato con la più forte repressione del fenomeno ma che a poco serve e non contrasta realmente la violenza.

È paradossale la disorganizzazione che c’è in Italia intorno al calcio. Settimana scorsa sono stato a vedere una partita del Barletta, approfittando della presentazione del mio libro. Volevo andare allo stadio e ho scoperto che avevano cambiato la data del match anticipandolo. Stesso discorso per una gara del Martina Franca, con orario anticipato e solo 100 biglietti per i tifosi perché non c’era una chiara organizzazione dell’ordine pubblico. Tutto ciò non va affatto bene.

Tornando sugli scontri accaduti a Napoli dico che poteva essere evitato tutto. Da dicembre si sapeva che l’avversario dei partenopei fossero i tedeschi dell’Eintracht e si sa che questi tifosi si muovono in massa, in migliaia. La situazione dell’ordine pubblico era facilmente da cartellino rosso conoscendo la geopolitica del calcio. Basti pensare che i tedeschi a Bordeaux erano in diciassettemila mentre a Siviglia erano in trentamila. Parliamo di esodi massicci e la gente si organizza. L’Italia è l’unico paese dei 5 grandi campionati che ha subito un calo del 25% mentre altrove hanno avuto una crescita. In Germania c’è una media spettatori di quarantaseimila spettatori.

Ovviamente molto dipende anche dalla gestione dell’ordine pubblico, basti vedere che quasi mai vengono vietate le trasferte e non esiste il biglietto nominativo che non serve a nulla e fa perdere solo tempo creando disagi. Inoltre viene garantito un servizio d’ordine eccellente. Aggiungiamoci che in Germania esistono delle figure apposite che lavorano con le società per l’accoglienza dei tifosi, molto diverso dalla classica figura dello SLO.

Il Ministro ha vietato solo 10 giorni prima la gara, la società tedesca ha subito allertato degli avvocati italiani specializzati in materia, ottenendo l’annullamento della decisione. Poi il Questore di Napoli vieta la vendita dei tagliandi ai residenti di Francoforte – aggiunge Louis – senza sapere che la maggior parte dei tifosi non vivono nella città ma in zone limitrofe non toccate dall’ordinanza. Ci tengo a precisare che non c’era tifosi dell’Atalanta negli scontri, ma questo è per dire che era tutto evitabile. Purtroppo tutte le componenti istituzionali chiamate in causa non hanno fatto il loro lavoro.

Roma-Feyenoord? Ero in Italia nel 2015 proprio in occasione della gara. Mi sembra paradossale imporre un altro divieto per questa gara, e lo stesso discorso si potrebbe porre anche per la sfida di Conference della Fiorentina. Ricordo che l’Italia si è candidata ad ospitare gli Europei del 2032 e questa cosa la trovo una battuta geniale. Se non si sa gestire l’ordine pubblico oggi di una partita come si può pensare di gestire un evento così grande? Paradossale. Un Paese che vieterà le trasferte europee non può ospitare tali eventi.

L’Italia – continua Louis – deve ispirarsi alla Germania e vedere i risultati ottenuti in questi anni. Basti pensare che lì pur non avendo il biglietto nominale fanno il sold out praticamente ad ogni giornata di campionato, con prezzi che variano dai 10-15 euro per i settori popolari. In Italia, invece, per Lecce-Milan il settore ospiti costava 65 euro. Nel Belpaese non c’è considerazione del pubblico e lo si usa solo per pubblicità.

Bisogna entrare nell’idea che la squadra di calcio è un patrimonio culturale, che appartiene ai tifosi. Basta pensare che in Campania vi sono club identitari come Napoli, Avellino, Salernitana, Cavese e tanti altri. Il mio pizzaiolo in Lussemburgo è un irpino emigrato 30 anni fa, nella sua attività ha il gagliardetto dell’Avellino ed ogni volta che torna in Italia va a vedere le gare del club irpino.

In Italia per fortuna c’è passione in ogni campo e in ogni serie, nei giorni scorsi ho visto una gara di Eccellenza pugliese fra Bisceglie e Corato e c’erano ben 800 spettatori. L’Italia deve coccolarsi i suoi tifosi, poi quelli che non rispettano le leggi è giusto punirli ma bisogna farlo singolarmente e non in maniera totale con provvedimenti ridicoli tipo la chiusura delle curve. Ribadisco, attenzione a Roma-Feyenoord e Fiorentina-Lech Poznan, due sfide che potrebbero dare altri problemi fra tifoserie se non gestite al meglio.

La cosa che non capisco in Italia è che se adesso voi giornalisti fate improvvisamente cose stupide siete licenziati, in altri ambiti invece la gente viene promossa. Proprio non capisco.

La geopolitica ultrà è in un momento molto interessante, in Italia le tifoserie hanno rapporti internazionali da quasi 50 anni. Nel 1976 la tifoseria del Verona fu la prima a farlo stringendo amicizia con quella del Chelsea. La geopolitica negli ultimi anni è cambiata anche grazie all’evolversi dei tempi, oramai con 50 euro puoi fare un volo internazionale andata/ritorno e ciò ha accorciato distanze e tempi. In ogni caso il movimento ultras resta un qualcosa che è nato in Italia e l’Italia continua ad essere esempio in tutto il mondo. In Indonesia c’è un gruppo “Brigata Curva Sud”, in Marocco, Algeria, Tunisia si guarda solo all’Italia e il recente episodio dello striscione rubato ai tifosi della Roma ha colpito molto quell’ambiente.

L’Italia è la patria degli Ultras, basti pensare che in Francia vi sono solo 8 tifoserie organizzate mentre il viaggio ferroviario sulla tratta breve italiana fra Napoli e Salerno è un vero e proprio concentrato di tifoserie radicate. L’Italia deve approfittare di questa ricchezza, non solo per le mere gare sul campo di gioco ma per tutto ciò che c’è intorno e per il senso di appartenza, identitario, che ancora resiste in ogni tifoseria.

Bisogna rimettere il tifoso al centro di ogni discorso e non considerarlo qualcosa di futile. Come fare? È complicato, bisognerebbe in primis staccarsi dal concetto del calcio moderno e ripartire dal basso, dai settori giovanili e dai serbatoi locali. Un calcio al limite della provincia, senza esclusioni degli stranieri, ma mettendo in prima fila coloro che fanno parte anche della realtà in loco. E’ un sogno ma è davvero difficile – conclude Louis –  il calcio è specchio dell’attuale società ipercapitalista che distrugge tutto. Purtroppo”.

 

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