Calcio a rischio default. Figc e Lega hanno inviato un documento al Governo, 8 sono le richieste

Se la federazione usa il termine “default” per descrivere la situazione del calcio, allora la questione è parecchio seria. Il pallone, di fatto, è sgonfio. E così, mentre l’industria che lo fa rotolare ha continuato a vivere sopra le proprie possibilità nonostante la pandemia – nel 2020-21 il monte ingaggi di 16 club su 20 in Serie A è salito anziché abbassarsi – più di qualcuno adesso si è reso conto che il baratro si trova dietro l’angolo.

La Figc, dopo essersi coordinata con la Lega Serie A, ieri ha inviato al Governo (premier Draghi, ministro dell’Economia Franco, ministro dello Sviluppo Economico Giorgetti e sottosegretaria allo sport Vezzali) un documento ufficiale con 8 richieste per tentare di salvare un sistema che «si trova tecnicamente in default».

Leggendo il documento in realtà si ha la sensazione che gli ingressi negli stadi col green pass ma senza il distanziamento, sia solo secondario, rispetto ad altri punti.  Le società non vorrebbero pagare le tasse per almeno 2 anni (alla scadenza dei quali sperano di rateizzare il dovuto per 5 anni), chiedono di accedere a misure di sostegno alla liquidità, di rateizzare i debiti con l’Agenzia delle Entrate, di utilizzare i crediti per imposte derivanti da perdite fiscali nell’epoca Covid, di snellire i vincoli della Legge Melandri per ottenere maggiori introiti dai diritti tv all’estero, di ricevere supporto per gli investimenti nell’impiantistica e di introdurre sgravi per contratti con i giovani calciatori sotto forma di apprendistato. Avanzata pure la richiesta di finanziamenti: 360 milioni per la A, 90 per la B e 60 per la Lega Pro.

Ai dirigenti continua a non piacere che le agenzie di scommesse guadagnino sulle manifestazioni senza rendere nulla a chi le organizza. E dunque, torna di moda il “fondo salva calcio”: l’idea è destinare al pallone l’1% sul totale delle giocate. Le società vorrebbero inoltre sospendere per due anni il divieto di sponsorizzazioni delle aziende del betting (100 milioni persi dal 2018). «Siamo al bivio – ha dichiarato Gravina – dobbiamo agire con celerità per impedire che la crisi obblighi i club al blocco dell’attività con un decremento della contribuzione fiscale diretta e indiretta». I numeri dicono che per ogni euro investito nel calcio, infatti, lo Stato ha ottenuto un ritorno di 17,3 euro e che l’ammontare della contribuzione fiscale e previdenziale dei “pro” negli ultimi 13 anni è stata di 14 miliardi (70% dell’intero comparto sportivo). Il Covid ha ridotto di 341 milioni gli introiti da botteghino, di 244 milioni le sponsorizzazioni e di 525 milioni altri ricavi, con una perdita di 27.000 posti di lavoro. Aumenta, viceversa, il peso dei debiti sulle spalle delle società: dai 2,4 miliardi del 2007-08 ai 5 miliardi di oggi.

Fonte CdS

defaultFigcLega serie A
Comments (0)
Add Comment