Il napoletano Verde (Spezia): “E’ la squadra della mia terra, nemici mai”

Nemici mai. È un po’ questo il motto di Daniele Verde, attaccante dello Spezia e nato a pochissimi chilometri dallo stadio Maradona. Giovedì sera ci sarà anche lui (che invece ha saltato la gara di campionato per problemi fisici) perché se lo Spezia è arrivato ai quarti di Coppa Italia lo deve soprattutto al suo gol, quello del 3-2 sul campo della Roma ai supplementari. 

Roma e adesso Napoli: due sfide tutte di cuore per lei. «Sono cresciuto nelle giovanili della Roma e con quella maglia ho fatto l’esordio in serie A nel 2015 con Rudi Garcia in panchina. Quindi fare gol nello stadio dove sono cresciuto è stato speciale. E ora mi tocca la sfida al Napoli».

All’Olimpico, dove ha segnato anche sabato in campionato, non ha esultato: se dovesse fare gol anche al Napoli che farebbe? «Sarebbe lo stesso. È vero, non ho mai giocato con la maglia azzurra, ma il Napoli è la squadra della mia terra, della mia città e dei miei amici. Ho il cuore lì e nutro un grande rispetto per quei colori».

Lei è napoletano, è legato alla sua terra, ma non ha mai giocato nel Napoli: come mai? «Sono andato via da Napoli nel 2010, avevo 14 anni. La Roma mi ha notato e mi ha subito fatto la proposta: dire di no sarebbe stato impossibile. Ma oramai siamo in tanti i napoletani ad essere andati via da Napoli».

Tra questi non c’è Insigne: come lo vede in questo momento? «Lo capisco e immagino non sia facile. Essere il capitano della squadra della tua città è un onore ma anche un onere. Credo che per lui sia la cosa più bella del mondo e sa benissimo che ci sono pro e contro. Detto questo, non credo ci sia modo migliore per rappresentare Napoli. Mi spiace solo che ci siano così tante pressioni su di lui: non dovrebbe essere così».

Lei ha giocato già una volta da avversario del Napoli a Fuorigrotta, ma giovedì sarà la prima da quando lo stadio si chiama Maradona: che effetto le fa? «Sembra anche scontato a dirsi, ma sarà un’emozione indescrivibile. Per me sarà come andare a giocare a casa mia, nel cortile del palazzo. Proprio come facevo da bambino. Anche perché da casa allo stadio ci vogliono giusto 10 minuti a piedi». 

Ora, però, dopo Spagna e Grecia la sua vita è a La Spezia: come si è inserito? «Benissimo. Ho preso una casa vista mare, così mi sento a casa».

E in campo come va? «In tre parole: mi sto divertendo».

Ci dica di più? «Si parla sempre delle neopromosse come di squadre che pensano solo difendersi. Ma qui abbiamo tutt’altra filosofia».

Merito di Italiano? «Per fortuna abbiamo un allenatore che e ci fa giocare un bel calcio.  È vero, siamo una neopromossa, ma abbiamo dimostrato di potercela giocare con tutti. Italiano ha un gioco spagnolo. Mi piace tantissimo. Non è uno che ti fa mettere tutti dietro per proteggere il risultato. E infatti ho impiegato pochissimo ad abituarmi al suo stile di gioco. Mi è sembrato di essere tornato ai tempi del Valladolid».

Perché? «Anche in Spagna ero arrivato in una squadra che doveva salvarsi, eppure giocavamo sempre a calcio. Possesso palla e tanta fase offensiva».

Fonte: Mattino.it

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