Iniesta: “Cristiano Ronaldo numero 2? Leo è inarrivabile”

Se Messi è il numero 1, Cristiano è il 2?

«Leo è differente, inarrivabile. Poi ognuno ha i propri gusti: ci piace fare confronti, ma per me non sono paragonabili. Anche se segnano praticamente lo stesso numero di gol».

Nell’unica stagione di Ibra a Barcellona si disse che andò in contrasto con lui.

«Nient’affatto. Ibra è compatibile con qualsiasi tipo di calcio e qualsiasi compagno di squadra. Un giocatore come lui non può essere che un valore aggiunto, è uno dei calciatori più importanti al mondo. La sua esperienza a Barcellona non fu facile, però aver condiviso con lui lo spogliatoio sarà per sempre un grandissimo ricordo».

Certo che con centrocampisti come voi difendere era più facile.

«Quando ci giravamo avvertivamo tanta tranquillità. Vedere Puyol, Piqué, Abidal, Mascherano, Dani Alves è rassicurante. Stiamo parlando del Barça, dei migliori giocatori del mondo. È pur vero che con quella squadra in quel periodo difendevamo molto con il pallone tra i piedi. Se l’avversario ce l’aveva di meno, si limitava la sua pericolosità».

Hai affrontato tante volte le italiane in Champions.

«Contro le italiane ci sono stati momenti di felicità e momenti di tristezza, come nei quarti di Champions con la Juve, nel 2017. Ho affrontato Milan, Inter, ma contro la Juve abbiamo completato anche il secondo triplete. Ho avuto il piacere di giocare in stadi meravigliosi in Italia e di affrontarvi con la nazionale spagnola. Sempre grandi partite».

Vincevate quasi sempre voi.

«Ho un ricordo molto brutto dell’Europeo del 2016, l’Italia giocò una gran partita, molto meglio di noi e ci eliminò».

Singolare la scelta di chiudere in Giappone.

«Una delle condizioni che mi ero posto era quella di non dover affrontare il Barça. Giocare in un’altra squadra europea non avrebbe avuto senso. Andai via perché avevo capito di aver dato tutto al club che aveva riposto in me tanta fiducia. Avevo voglia di provare un calcio diverso in un Paese diverso, desideravo continuare a imparare e crescere come calciatore, al di là del fatto che stia vivendo un’esperienza familiare che sarà importante soprattutto per i miei figli… Proverò a fare l’allenatore, dopo. Però manca ancora un po’, mi sento bene, sono felice, voglio giocare ancora e questo campionato mi ha sorpreso, è molto competitivo».

Come hai vissuto la sospensione per la pandemia?

«Con molta preoccupazione, soprattutto pensando alla Spagna dove vivono la famiglia di mia moglie, la mia, gli amici. Qui in Giappone è stato tutto molto tranquillo, niente a che vedere con quello che avete vissuto voi. La situazione è stata sempre sotto controllo, fino a pochi giorni fa. Qualcosa sta cambiando, purtroppo».

Nel film è molto divertente il passaggio dell’incontro con tua moglie.

«Una coincidenza e una sorpresa. La verità è che dal giorno in cui l’ho vista mi sono innamorato. Siamo insieme da tredici anni, bambini e bambine per casa, sono felice con lei».

Qual è stato l’avversario più difficile?

«Ricordo il periodo in cui sfidavamo il Real Madrid di Mourinho. I Clasicos erano davvero complicati, ogni volta una battaglia. Mourinho non lo conosco personalmente, non so come lavori, non mi ha mai allenato. Non posso negare che sia un grande allenatore». Fonte: CdS

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