Barbano scrive a Maurizio de Giovanni: “Mi è chiaro il tuo tormento, mentre percorri Pizzofalcone”

Maurizio Sarri che ritorna a Napoli fa scrivere, parlare e, in questo caso, inviare lettere. Lo fa il vicedirettore de Il Corriere dello SportAlessandro Barbano, inviando la sua “missiva” allo scrittore, appassionato di calcio e tifoso del Napoli, Maurizio de Giovanni. 

Caro Maurizio,  

capisco il tormento nel riflettere su ciò ch’è stato Maurizio Sarri per te, tifoso appassionato e competente come pochi, impareggiabile voce di tutto il popolo azzurro con gli editoriali sul nostro comune “Mattino”. Ricordo che la tua prosa aveva a quei tempi la passione dell’innamoramento per quell’idea di calcio contagiosa come un virus, che il tecnico azzurro incarnava, e che tu colorivi con tutto il corredo di immagini, di voci, di odori e di emozioni di cui un grande scrittore dispone, grazie a un uso sapientissimo dei dettagli. Che fossero la consueta tuta del mister, o piuttosto le sue nuvole di fumo, o ancora le origini sanguigne della sua Bagnoli e la vena dissacratoria del potere costituito, in cui una certa anima di Napoli si identificava. Di questo e di altro avevate più volte parlato, tu e Sarri, nei vostri incontri pomeridiani a Castel Volturno, tra pagine di noir e divagazioni calcistiche condivise con amabile reciprocità.
Stasera lui torna per la prima volta da avversario nella sua e nella nostra Napoli, e mi chiedo che passi per la tua mente in questa vigilia. Ti ricordi gli striscioni del primo giorno contro De Laurentiis, criticato per aver scelto per tecnico un «perfetto sconosciuto»? E che dire di certe battute taglienti di Maurizio – penso ai «diciotto uomini che bastano per fare un colpo di Stato», oppure ad «andiamo a prenderci il «Palazzo» – che divennero l’inno di una rivincita della città contro i torti della storia?
Sarri è un uomo pieno di contraddizioni, per le quali la verità talvolta può voltarsi nel suo contrario. Ma anche di coraggio e di sensibilità, che gli sono costate più di qualche prezzo. Mi chiedo per, esempio, se un annuncio così impegnativo come quello fatto ieri – «Dopo la Juve potrei smettere» – sia causale alla vigilia di una partita diversa da tutte le altre. Mi chiedo, ancora, se anche per te, come per molti altri, sia stato assai più di un allenatore. E se quella percezione del tradimento, che oggi Napoli vive nei suoi confronti, non attinga anche a una leadership prima assunta con dichiarata fede e poi dismessa per entrare in quel Palazzo che tanto aveva sfidato.
Per me, che di Sarri ho amato invece meno le parole e più le geometrie, la sua partenza non suscita la rivalsa dell’abbandono, ma la tristezza dell’orfano. E tale continuo a sentirmi, soprattutto dopo quello che è stato ed è ancora il dopo Sarri. Mi chiedo perciò, e ti chiedo: riusciremo mai, non dico a dimenticarlo, ma almeno a metterlo alle spalle, come un tecnico con cui in fondo non abbiamo vinto nulla? 

Fonte: CdS

 

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